Caselle in Pittari, il paese dove la terra inghiotte le acque.

La Storia di Caselle in Pittari.

Secondo alcuni studiosi il toponimo, di chiara derivazione latino-medievale, significherebbe, letteralmente, “piccole case sul monte pietroso”, ad indicare le prime e antiche abitazioni indigene costruite sul monte Pittari.
Un primo abitato indigeno risalente al VII-VI a.C sorse sul monte San Michele, a Sud dell’odierna Caselle, a guardia della carovaniera “via del sale” che, in epoca arcaica, si snodava lungo il corso del Bussento e univa il Vallo di Diano con il Golfo di Policastro. Testimonianza probante di questo insediamento sarebbero molti frammenti di tegole e di vasi di epoca ellenistica e di alcuni nuraghi in miniatura che sorgono sulla sommità del monte, tumuli di pietra grezza in cui forse si seppellivano i defunti in posizione rannicchiata.
È probabile che a sud ovest dell’attuale Caselle, sorse il secondo abitato della zona certamente lucano. Nella località Laurelli, scavi hanno messo in luce un’area di notevole interesse archeologico, con numerosi reperti di età romana e una necropoli lucana, con tombe  a camera in blocchi di tufo rettangolari. Altri studiosi ritengono invece che Caselle fu fondata dagli abitanti della costa di Policastro spintisi all’interno per trovare rifugio in una zona montuosa meno accessibile ai predoni provenienti dal mare. Caselle è arroccata su una collina sormontata da una torre di epoca medioevale. Si racconta che la torre fosse molto più alta dell’attuale e che sia stata danneggiata dagli atti vandalici di alcuni casellesi che trovarono comodo servirsi delle sue pietre per costruirvi le loro dimore. Caselle aggiunse l’appellativo “in Pittari” dopo l’unità d’Italia.

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Una veduta di Caselle in Pittari
Cosa Visitare a Caselle in Pittari.

Aria salubre, cibi genuini, ulivi secolari, l’emozione di scorci panoramici irripetibili, tradizioni radicate e gelose, gente cordiale e il piacere di un’antica, sacra ospitalità. Questi gli elementi che fanno di Caselle in Pittari in luogo da visitare. Nel centro cilentano, in poche decine di chilometri quadri sono raggruppati un notevole numero di grotte, tra cui inghiottitoi, risorgenze e numerose piccole caverne e sgrottamenti che si aprono in prossimità di alcuni alti morfologici. Non a caso è qui che si trova uno dei fenomeni carsici più affascinanti e imponenti dell’Italia, l’Inghiottitoio del Bussento, nel quale si riversa il fiume omonimo per poi riemergere dopo un percorso sotterraneo di circa 4 km in linea d’aria e un dislivello di circa 100 metri, dalla Risorgenza del Bussento, nei pressi dell’abitato di Morigerati. Con queste caratteristiche il percorso sotterraneo del fiume Bussento è secondo, in Italia, solo a quello del Fiume Timavo in Istria. Da visitare anche le suggestive grotte di San Michele, dell’Angelo e di Orsivacca. Particolarmente rilevante nel corso dell’anno è il Palio del Grano un modo per rievocare saperi, tradizioni e sapori.

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L’inghiottitoio del Bussento – foto G. Pellegrino