Attraverso un decreto-legge di soli tre articoli pubblicato lo scorso 17 febbraio, la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’economia Giorgetti hanno cambiato nuovamente le regole del Superbonus. Dal momento dell’entrata in vigore, le nuove normative, legate al progetto introdotto dal secondo governo Conte, prevedono un blocco alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura.
Due dei punti che spaventano maggiormente le imprese edili che rischiano, con la perdita dei finanziamenti, di dover lasciare senza lavoro circa 100mila persone. Le reazioni dei sindacati sono state immediate e il governo ha aperto, nella giornata del 20 febbraio, un tavolo di confronto con l’associazione delle banche Abi, Cdp e Sace e le imprese.
Cosa Cambia
Mentre la possibilità di cessione e sconto resta soltanto per coloro che hanno già avviato le operazioni, anche le agevolazioni che riguardano il Sismabonus e l’Ecobonus hanno subito delle modifiche.
Dal 17 febbraio in poi, in merito a queste operazioni di riqualificazione delle abitazioni è possibile ottenere solamente una detrazione fiscale attraverso la dichiarazione dei redditi. Nessuna anticipazione né sconto da parte dello Stato, il decreto passa nuovamente la palla ai privati cittadini. I termini sono:
- 31 marzo 2023 – per l’agevolazione piena alle villette per cui il 30% dei lavori è stato fatto entro il 30 settembre 2022;
- Fine 2023 – garantita al 90% se si tratta di una prima casa e se il proprietario ha un reddito inferiore ai 15mila euro annui.
Le criticità
Il problema, come visto negli scorsi giorni, non riguarda soltanto i privati cittadini, ma anche le imprese edili che, grazie alle misure del Superbonus, avevano contribuito ad un’accelerazione della riqualificazione energetica del territorio italiano, incanalandosi nelle idee green dell’Europa appena rinnovate da nuove direttive.
Le opinioni dei partiti sono contrastanti poiché questo blocco da parte del governo rischia di interrompere i ritmi crescenti del mercato edilizio italiano.