Strada fantasma Celso-Casal Velino: condannati a risarcire 1,5 milioni di euro

La condanna è per il danno erariale causato da mandati di pagamento falsi per crediti inesistenti relativi alla "strada fantasma" Celso-Casal Velino

Di Ernesto Rocco
Strada fantasma Celso-Casal Velino condannati a risarcire 1,5 milioni di euro

La Terza Sezione d’Appello della Corte dei Conti ha condannato in solido il Responsabile contabile del Settore tecnico, il Dirigente del Servizio finanziario della Provincia di Salerno all’epoca dei fatti e l’istituto bancario che gestiva la Tesoreria dell’Ente al pagamento di 1,5 milioni di euro. La condanna è per il danno erariale causato da mandati di pagamento ritenuti falsi per crediti inesistenti relativi alla “strada fantasma” Celso-Casal Velino (esercizi finanziari 2007 e 2008).

La vicenda

La strada Celso-Casal Velino consiste in 9 km sterrati che avrebbero dovuto collegare Pollica a Casal Velino. Nel 2005 la Regione assegnò 754.250 euro alla Provincia per la sua realizzazione, mentre negli anni successivi sono arrivati circa 603.400 euro. L’opera sarebbe stata completata nell’aprile 2008, ma l’allora sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso nel 2010, scrisse alla Provincia chiedendo chiarimenti.

Le indagini

Così prese il via l’inchiesta che si è conclusa di recente in Cassazione con l’assoluzione o la prescrizione di tutti gli indagati. Il procedimento contabile, però, è andato avanti per il suo corso e si è concluso con la recente sentenza d’appello della Corte dei Conti.

Le conclusioni della Corte dei Conti

Per i giudici risultano “emessi mandati di pagamento, di importo molto elevato, sulla base di cartelline prive della necessaria documentazione e in alcuni casi contenenti solo fattura, rinvenute in fase di indagini ed acquisite dalla Guardia di Finanza”. I mandati di pagamento sono stati il veicolo per il pagamento dei crediti inesistenti.

Le prove a carico dei condannati

E’ sintomatica, sul piano probatorio, la combinazione dell’assoluta carenza documentale a sostegno dei mandati e di ogni tipo di controllo (anche quello di verifica del contenuto della cartellina), con la liquidazione di elevati importi” scrivono i giudici della Corte dei Conti secondo i quali è “inspiegabile l’improvvisa disponibilità di denaro contante durante il periodo incriminato tale da consentire di eseguire sui propri conti correnti o su quelli di familiari corposi versamenti di denaro anche con banconote dall’inusuale taglio di 500 euro, ossia lo stesso taglio utilizzato per l’incasso dei mandati di pagamento”.

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