È una stretta social senza eguali, quella proposta dal Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Carla Garlatti.
Al vaglio c’è l’idea di vietare tutti i social media ai minori di 16 anni, proprio come già accaduto nella vicina Francia, che però ha ristretto l’accesso alle piattaforme per gli under15.
Ma perché in Italia addirittura si pensa di aumentare l’età minima?
La risposta è semplice ed arriva dalla stessa Garante che dice: “Diciamo che la scelta dei 16 anni è armonica col nostro sistema normativo: a 16 anni ci si può sposare e riconoscere un figlio, a 16 anni l’imputato può chiedere che non si svolga a porte chiuse il processo, quindi 16 è l’età dei diritti e a noi sembra più in linea”.
La proposta italiana inoltre, tiene conto anche della possibilità del minore di “saper raggirare” il divieto, pertanto si ritiene necessario l’accesso con l’identità digitale, lo Spid: “Al termine di un tavolo di lavoro coordinato dal Ministero della Giustizia, insieme ad Agcom e Garante privacy abbiamo proposto l’introduzione di una sorta di Spid.
Le possibili scelte
Si tratta in pratica di istituire un nuovo sistema per la verifica dell’età dei minorenni che accedono ai servizi digitali, basato sulla certificazione dell’identità da parte di terzi, così da mantenere pienamente tutelato il diritto alla privacy”, conclude.
Per i nostri utenti, quest’idea trova sicuramente ampio consenso, basti pensare che attraverso il nostro sondaggio l’80% risulta esserne d’accordo.
Tuttavia è bene sottolineare che la stessa Garante Garlatti ha poi comunicato che al momento non ha ancora ricevuto risposta dal Presidente del consiglio Giorgia Meloni.
Cosa accadrà? Staremo a vedere.