Giulia Tramontano aveva 29 anni, un figlio in grembo e tanta voglia di vivere.
Si è fidata della persona sbagliata, dell’uomo che diceva di amarla, del padre del suo bambino.
I dati riportati dal Ministero dell’Interno
Dal 1 gennaio al 28 maggio del 2023, in Italia sono stati registrati complessivamente 129 omicidi. Le vittime donne sono 45: 37 sono state uccise in ambito familiare o affettivo, Giulia è la ventitreesima donna ammazzata per mano del partner.
Abbiamo spesso sentito dire che bisogna affidarsi alla giustizia, che denunciare subito è la prima ancora di salvezza, ma è realmente così?
Non c’è molto da dire o da spiegare, il fatto che i casi di femminicidio siano in continuo aumento lascia intendere che qui, in Italia, la repressione di questo tipo di reati non è molto efficace.
Il risultati del sondaggio della settimana
Ebbene, con il nostro sondaggio abbiamo chiesto a voi utenti, quale fosse la vostra opinione sull’operato del governo in merito.
Per il 77%, nulla si è fatto e c’è chi con voce velata ha aggiunto: “Una mia amica qualche giorno fa si è recata in caserma per denunciare violenze e minacce a carico del suo ex. I carabinieri le hanno detto che la denuncia non è la via giusta perché potrebbe scatenare ancora di più la sua ira…”.
E poi un’altra lettrice: “Perché sia condannato l’uomo c’è bisogno di prove, e io cosa dovrei fare? Farmi un video mentre mi picchia?”.
La situazione in Italia
Nel 70% delle sentenze sulle cause di femminicidio vengono concesse le attenuanti ai colpevoli, ciò comporta pene più brevi, a volte nemmeno scontate per intero, e zero prevenzione.
Nulla di nuovo, ma fa riflettere che pochi giorni prima del FEMMINICIDIO di Giulia, gli europarlamentari di Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti al voto per la ratifica della Convenzione di Istanbul, ossia del primo strumento internazionale, giuridicamente vincolante, che ha come scopo quello di creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. Due poi i voti contrari, quello di due donne, Alessandra Basso e Susanna Ceccardi (Lega). Le motivazioni? L’ideologia gender.
Questo e molto di più nell’appuntamento di domani con il podcast “Pillole Social”.