In Portogallo, in un ospedale di Oporto, è nato Hugo Guilherme, il primo neonato venuto al mondo grazie alla fecondazione post mortem.
Il primo nome scelto, è quello del genitore morto nel 2019, a soli 29 anni, per un cancro, il secondo è quello che tanto piaceva al papà, che prima di morire ha lasciato un’autorizzazione scritta a procedere alla fecondazione assistita, dopo aver provveduto a far crioconservare il suo seme.
Che cos’è la fecondazione post morte?
La “fecondazione post mortem” è una pratica discussa che si inserisce nell’ambito delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). Queste comprendono una serie di procedure mediche volte ad agevolare il processo di fecondazione degli ovociti femminili con gli spermatozoi maschili al fine di favorire la gravidanza.
La fecondazione post mortem è un esempio estremo di PMA, in cui lo sperma di un uomo deceduto viene utilizzato per tentare di fecondare un ovulo al fine di ottenere una gravidanza.
Tuttavia, è questa una pratica che solleva numerose questioni etiche, legali e mediche. Le leggi e le normative variano da paese a paese e possono influenzare la fattibilità della fecondazione post mortem. In molti luoghi, la pratica potrebbe essere vietata o soggetta a severe restrizioni, poiché solleva questioni complesse riguardanti il consenso, i diritti del bambino a conoscere la propria origine e altre questioni legali e morali.
La situazione in Italia
Attualmente, la fecondazione post mortem è proibita in Italia in base all’ordinamento giuridico vigente. Secondo quanto previsto dalla legge numero 40 del 2004, che regola le procedure di fecondazione assistita nel paese, è indispensabile ottenere un consenso informato da parte di entrambi i coniugi. Inoltre, è un requisito essenziale che entrambi i coniugi siano in vita durante tutte le fasi del processo di fecondazione assistita.
La fecondazione post mortem può essere autorizzata solo mediante un intervento giudiziario, in cui un giudice esamina attentamente la situazione e valuta l’opportunità della richiesta.
I risultati del sondaggio
I nostri utenti però, esprimono parere favorevole. Il 65% ha infatti affermato di ritrovare questa pratica giusta. Toccante la testimonianza di Angela, stesso nome della mamma portoghese che ci scrive: “Avrei tanto voluto farlo anche io con il mio Pietro. Il destino ci ha separati troppo presto. Se solo questa legge fosse stata approvata anni fa anche qui in Italia, oggi avrei accanto a me il frutto di un amore fortissimo”.
Voce contraria quella di Daniela che dice: “Se non è destino, non bisogna forzare le cose. L’ostinazione non è la forma pura dell’amore”.
E tu che ne pensi?