Una «organizzazione stabile» finalizzata alla «commissione di una serie indeterminata di reati di turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e di altri reati contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica». Così viene definito il “sistema Alfieri” dalla Procura di Salerno nell’ambito del secondo filone di indagine che riguarda lui ed altre sei persone accusate anche di associazione a delinquere.
I sospetti
Nel mirino tre gare d’appalto, ovvero un lotto della Fondovalle Calore; l’adeguamento della strada Aversana; il sottopasso ferroviario di Capaccio Paestum. I pm Stefania Faiella e Alessandro Di Vico ipotizzano anche «doni, collusioni e mezzi fraudolenti» per «condizionare le modalità di scelta del contraente da parte della pubblica amministrazione». Si cercano ulteriori riscontri e non è escluso che i riflettori possano essere puntati su altre opere e altri comuni.
Il presidente della Provincia e sindaco di Capaccio Paestum, intanto, resta ai domiciliari. Il Riesame ha confermato i l’impossibilità di rimetterlo in libertà. Durante la fase investigativa sono state studiate attentamente le sue mosse.
Il sistema
Alfieri avrebbe avuto una sorta di schema per discutere di questioni “delicate” con i suoi interlocutori. Un’informativa del luglio 2023 indicava che «è emerso che Alfieri è solito incontrare le persone che hanno bisogno di parlargli “in forma riservata” presso un bar sito in contrada Marotta, ad Agropoli, dove si reca a bordo della sua auto. È emerso altresì che l’oggetto degli incontri riservati che ivi si tengono riguarda richieste di favori avanzate ad Alfieri».
Il punto di incontro è ben noto: ci si recavano quotidianamente amministratori e cittadini. Gli incontri avvenivano però anche a Capaccio Paestum e Agropoli. Incontri su questioni presumibilmente delicate se lo stesso politico, insieme al fido Campanile, procedette alla bonifica dei luoghi alla ricerca di cimici ed evitasse che nei luoghi degli incontri vi fossero telefoni cellulari.
Si legge nel documento del Riesame: «nell’approssimarsi a scendere dall’auto per recarsi nell’ufficio della Provincia di Salerno Alfieri afferma che è meglio lasciare il cellulare in macchina poichè si dovrà parlare di cose delicate».
Insomma pare che Alfieri temesse di essere di essere intercettato e avesse preso le sue precauzioni.
Servivano a “difendersi” da un suo oppositore, l’ex consigliere comunale capaccese Nino Pagano, che sembrava sapere tutto ciò che accadeva a palazzo di città; così si è difeso il politico di Torchiara.