Con la chiusura del reparto di Chirurgia Vascolare presso il San Luca di Vallo della Lucania, in agonia da 2 anni, si apre, di fatto, una stagione che potrebbe concludersi anche con la messa a rischio di Neurochirurgia, già in crisi organica. Al di là delle prossime scelte dell’Asl, lo svuotamento del reparto di Chirurgia Vascolare, importante presìdio specializzato, metterebbe a rischio la collocazione dell’Ospedale San Luca nella classificazione di DEA di I° livello.
Il sindacato FSI
Niente di nuovo per i sindacati di settore, che attendevano l’ufficialità della chiusura di un reparto che agonizzava da 2 anni. Quel che invece scrive FSI, attraverso il suo segretario provinciale, è che le risposte che attendevano dai vertici, dai manager, per evitare questa e le future chiusure, non sono arrivate. Nessuna soluzione, alcuna decisione indirizzata ad evitare che le esigue risorse mediche acquisite in questo ed in altri reparti in difficoltà, decidessero di rimanere a Vallo della Lucania, almeno a sopperire i pensionamenti.
Le parole di Ronca
Roberto Ronca, segretario provinciale della Federazione Sindacati Indipendenti, indirizza il suo comunicato ai vertici dell’Asl ex SA 3, al direttore del P.O del San Luca, Adriano De Vita, al Tribunale del Malato, ma anche a Codacons “Dopo la riduzione – chiusura del servizio del Serd di Vallo della Lucania, a cui ancora non è stata adottata alcuna soluzione, ecco arrivare il pensionamento dell’ultimo medico, Primario del reparto di Chirurgia Vascolare del P.O. San Luca, a cui nessuno ha provveduto a dare sostituzione. Per il Reparto su indicato è stata una lenta agonia ed una chiusura annunciata, considerato i due anni almeno in cui il reparto già risultava ridotto a due posti letto ed accorpato alla chirurgia, avendo prima in dotazione solo due medici poi passati ad uno con il trasferimento dell’altro a Napoli. Che altro dire, sembrerebbe un disegno scritto per una drastica riduzione di servizi sanitari sul territorio cilentano; sembrerebbe una resa manageriale alla difficile e mancata risoluzione della problematica di reperire medici da convincere a venire a prestare servizio nel Cilento; Sta di fatto che dobbiamo prendere atto di una situazione che sembra portarci solo verso una drastica riduzione dei servizi assistenziali locali. E con i pensionamenti prossimi già pronti per il 2024, avremo ulteriori ridimensionamenti nel silenzio di tutte le istituzioni preposte che non ammetteranno mai le proprie responsabilità per una situazione grave che sa tanto di fallimento gestionale.”