Salerno: sequestrato il superyacht Alalya, l’armatore russo non pagava

Salerno. E' stato sequestrato il superyacht Alalya, il proprietario sarebbe un magnate russo., che non avrebbe saldato alcuni debiti

Di Francesca Scola

Sequestrata l’imbarcazione di un magnate russo nel porto di Salerno. I sigilli sono stati posti dalla capitaneria di porto nell’approdo di Marina D’Arechi, dove la traversata estiva del superyacht si è conclusa. L’imbarcazione battente bandiera polinesiana di Tuvalu e lunga 47 metri, è stata costruita nei cantieri Isa di Ancora, appartenenti alla società Alalya Holding Limited che ha sede alle Isole Cayman e ha a capo un magnate russo. Il sequestro è avvenuto in seguito ad un’istanza di un’azienda genovese di motori navali, che lamentava il mancato pagamento dei lavori effettuati per ripristinare la sala macchine. Tali lavori erano stati effettuati a maggio, presso una succursale dell’azienda genovese a Viareggio. La somma dovuta ammonterebbe a 150mila euro.

Le motivazioni del sequestro

L’armatore russo ha passato tutta l’estate sullo yacht navigando tra la Costa Azzurra e il Sud Italia, finché il tribunale di Salerno, competente nel territorio di navigazione, ha accolto l’istanza dell’azienda di motori navali, presentata dall’avvocato Tommaso Bertuccelli. Secondo la ricostruzione dei fatti riportata dall’avvocato, la società facente capo ad un magnate russo, aveva pagato solo un piccolo acconto alla succursale viareggina dell’azienda senza saldare il totale. Tuttavia, la navigazione si è protratta per diverso tempo prima del sequestro avvenuto a Salerno. Il giudice Andrea Luce del Tribunale di Salerno, a seguito della predisposizione del sequestro preventivo dell’imbarcazione, ha fissato l’udienza con la controparte per il 31 agosto.

La decisione del giudice salernitano

L’imbarcazione resta, intanto, ferma presso il porto della città campana con l’obiettivo di evitare che i proprietari navighino verso altre mete. La partenza sarà possibile soltanto a seguito della risoluzione della controversia. La scelta del giudice salernitano di accogliere l’istanza dell’azienda genovese si è basata sulla regolare emissione della fattura da parte della società, per il completamento dei lavori, e sulla documentazione relativa all’esecuzione del contratto. A testimonianza dell’avvenuto lavoro vi sono, inoltre, le corrispondenze intercorse con il capitano della nave.

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