L’Archivio di Stato di Salerno ospita dal primo luglio gli atti de “L’impresa dei Trecento”. Si tratta delle riproduzioni gigantografiche di quattro documenti che rappresentano altrettanti momenti significativi della spedizione di Carlo Pisacane, avvenuta tra il 25 giugno e il 2 luglio 1857. I quattro documenti conservati a Salerno sono: il Proclama, attraverso cui è pronunciato l’incitamento alla rivolta contro il regime di Ferdinando II di Borbone; un appunto redatto nelle ore del dirottamento del vapore “Cagliari”, nella rotta tra Genova e Tunisi, che aveva subito una deviazione causata da 25 rivoltosi prima a Ponza e poi in Cilento; il “cartolaretto”, un atto contenente le riflessioni e le aspirazioni di Pisacane; infine le famose “Condizioni generali”, una sorta di piano d’attacco.
La Mostra
Ad accompagnare i documenti nell’esposizione, oltre alla trascrizione e al commento, vi è la proiezione di un cortometraggio, dal titolo “Dov’è sbarcato Pisacane?”, realizzato da Cesare Pifano, direttore del “Centro Studi e documentazione Carlo Pisacane” di Sapri. Come affermano gli organizzatori della mostra, il gruppo di atti ha un grande valore storiografico, riconosciuto a livello regionale e nazionale.
Pisacane come una importante figura di riferimenti di quel periodo
I carabinieri del Nucleo di Tutela del Patrimonio culturale avevano sequestrato gli atti in note case d’asta, già nei primi anni 2000, per poi restituirli all’Archivio. La maggior parte della documentazione riguardava la spedizione di Sapri, tra questi il famoso “cartolaretto” una specie di diario ritrovato nel portafogli accanto al cadavere di Pisacane. Gli atti d’archivio attraggono collezionisti e, tante volte, feticisti del settore, e quindi sono facilmente esposti a rischio di furti. Inoltre, come afferma Fortunata Manzi, direttrice dell’Archivio di Stato di Salerno, essi attraggono maggiore attenzione sul mercato antiquario se appartengono a periodi come il Risorgimento.
Pisacane rappresenta, infatti, una delle figure maggiormente rappresentative di quel periodo, grazie anche ai miti, accompagnati dalla lirica di Mercantini, come quello della Spigolatrice di Sapri.