Ridimensionamento ospedale di Roccadaspide, Uil: «necessarie soluzioni»

«L'ospedale garantisce assistenza ad una fascia di popolazione definita fragile, che è parte caratterizzante dell’entroterra Cilentano»

Di Alessandra Pazzanese

Continuano le polemiche per la chiusura del reparto di lungodegenza dell’ospedale di Roccadaspide. Questa volta ad alzare i toni è la Uil che ha inviato una nota ai vertici dell’Asl e al direttore del Dea di Eboli – Battipaglia – Roccadaspide.

La nota della Uil

«Con rammarico, si rileva che poco è stato fatto per evitare tale situazione e ad oggi, non si evidenziano grandi sforzi per la riapertura del reparto in oggetto; è evidente ormai da anni, che il nosocomio rocchese è costretto a subire un costante e graduale depauperamento», scrivono il delegato Uil Angelo Trotta, il coordinatore provinciale Vito Sparano e il segretario generale Gennaro Falabella.

L’importanza dell’ospedale di Roccadaspide

Dalla Uil evidenziano l’importanza del nosocomio rocchese che «garantisce assistenza ad una fascia di popolazione definita fragile, che è parte caratterizzante dell’entroterra Cilentano, in percentuali maggiori rispetto ad altre realtà provinciali e regionali».

«Molti dei pazienti che vengono assistiti dal reparto di Lungodegenza – aggiungono – si trovano in uno stato avanzato della malattia, a volte, anche in una condizione di fine vita, dove a farsi da garante di tale e delicata assistenza è proprio il reparto in oggetto, che resta l’unico nel territorio dell’intera Valle del Calore e dei Monti Alburni, assumendo così ancor di più, un ruolo indispensabile nel contesto Socio-Sanitario delle aree interne del Cilento».

Poi, in riferimento alle attività messe in campo dell’ASL Salerno, al fine di reclutare personale Medico e Infermieristico, attraverso le procedure in itinere, dal sindacato chiedono una oculata ed equa distribuzione del personale assunto.

La richiesta

Infine l’appello: «si chiede quanto necessario da parte dell’azienda per la necessaria riapertura a regime del reparto di Lungodegenza, anche trovando possibili ed alternative soluzioni all’interno del nosocomio rocchese».

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