Renica sullo Scudetto del Napoli: “Le idee contano più dei soldi”

Di Redazione Infocilento

Non solo Diego Armando Maradona: Napoli ha dimostrato di saper vincere anche senza avere in squadra il Pibe de Oro, senza dover ricorrere a idolatrie che da 35 anni avvicinano il campione argentino alla venerazione di una vera e propria divinità. No, lo Scudetto conquistato dal Napoli in questa stagione è figlio del gioco, delle idee, della programmazione e ha portato a un dominio che i partenopei sono riusciti a imporre dalla prima all’ultima giornata di Serie A.

Una cavalcata vincente che ha esaltato tifosi e appassionati, che hanno seguito la squadra in ogni modo e in ogni angolo del nostro Paese – dalla TV a internet, utilizzando VPN Italia in ogni angolo dello Stivale. Ne ha parlato in una lunga e piacevole intervista anche Alessandro Renica, che al fianco di Maradona ha conquistato i primi due Scudetti con il Napoli, che da qualche settimana a questa parte non sono più “gli unici”.

Renica: “Il primo Scudetto non si scorda mai, ma anche questo del 2023…”

“La stagione 1986-1987 resterà per sempre nella memoria dei tifosi napoletani – spiega l’ex giocatore – il primo scudetto d’altronde non si scorda mai. Viene considerato ancora oggi come una sorta di riscatto per una città che in quegli anni non se la passava certo bene tra terremoti, povertà e criminalità organizzata. Un’annata incredibile che ci vide realizzare anche una clamorosa doppietta grazie al successo anche in Coppa Italia. Quest’anno invece è lo scudetto della programmazione, del progetto, di chi ha dimostrato con i  fatti che le idee contano spesso più dei soldi. Stavolta non c’è nessun riscatto della città che da anni è una vera e propria metropoli, una capitale europea che fa scuola in diversi settori, dalla moda, all’arte, passando per il teatro e la cultura”.

Renica: “Un Napoli che è riuscito ad andare oltre la scaramanzia”

Una squadra che ora spera di continuare la sua cavalcata vincente, nonostante all’orizzonte appaiano già delle sfide importanti da affrontare – con Luciano Spalletti pronto a lasciare la panchina della squadra campana e con una guida tecnica tutta da inventare: “Il “mio” Napoli era reduce da stagioni non certo esaltanti e viaggiava molto spesso a metà classifica. Arrivato Maradona gli bastò solo un anno di ambientamento per stravolgere tutto. Un tricolore inatteso, arrivato prima di ogni più rosea aspettativa. Nelle ultime stagioni invece gli azzurri sono quasi sempre stati competitivi per il titolo, sfiorandolo nel 2016, nel 2018 e lo scorso anno. Le prove per il terzo sigillo non sono quindi mancate ma paradossalmente il trionfo è arrivato quando nessuno se lo aspettava, ovvero dopo gli addii di Insigne, Mertens, Koulibaly e Fabian Ruiz”.

Questo racconta come il Napoli abbia dimostrato di saper andare oltre i nomi e paradossalmente anche oltre la scaramanzia: “Da gennaio, i tifosi napoletani hanno esorcizzato la scaramanzia non soltanto festeggiando molto prima lo scudetto, ma anche trovando delle similitudini tra quel periodo e questo attuale: sia Corrado Ferlaino che Aurelio De Laurentiis hanno aspettato 18 anni per portare il Napoli alla conquista del primo tricolore; sia Ottavio Bianchi che Spalletti hanno vinto al loro secondo anno in panchina con i partenopei; nelle due annate il club campano ha sempre perso la prima gara dopo la sosta natalizia; entrambe le stagioni concluse col minor numero di sconfitte e maggior numero di vittorie”. Uno Scudetto che in qualche modo era nell’aria e che ha portato al lieto fine.

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