Processo Shamar, su sversamenti nel Vallo di Diano: continuano le arringhe difensive

Otto persone sono imputate di vari reati ambientali, tra cui inquinamento e traffico di rifiuti

Di Federica Pistone

Le udienze del Processo Shamar, che si svolgono presso il Tribunale di Lagonegro, continuano a mettere sotto la lente di ingrandimento lo sversamento illecito di rifiuti avvenuto nel 2019 tra Atena Lucana e Sant’Arsenio, nel Vallo di Diano. Otto persone sono imputate di vari reati ambientali, tra cui inquinamento e traffico di rifiuti. Nell’udienza di oggi, come già avvenuto la scorsa settimana, hanno preso la parola i difensori degli imputati, dopo la requisitoria del PM Vincenzo Montemurro.

La posizione della difesa

L’avvocato Sepe, che difende Francesco e Raffaele Pinto (per i quali il PM ha richiesto 4 anni di reclusione e una multa di 100mila euro), ha contestato l’applicazione dell’articolo 452 quaterdecies, evidenziando l’assenza di dati numerici riguardanti le operazioni di sversamento, il profitto e la struttura organizzativa legata a tali attività.

Secondo la difesa, non ci sarebbero prove di un’attività continuativa e organizzata di smaltimento illecito dei rifiuti da parte dell’azienda Pracal, la quale avrebbe richiesto diversi preventivi per lo smaltimento derivante dalla lavorazione di materiali, scegliendo infine l’offerta più vantaggiosa. Inoltre, la difesa sottolinea la mancanza di prove riguardanti la provenienza dei rifiuti trasportati dalle autobotti.

Durante l’arringa dell’avvocato Giuliano, difensore dell’imputato Nisi (per il quale il PM ha chiesto 2 anni di reclusione e 25mila euro di multa), è stata messa in discussione la concretizzazione del reato di sversamento, chiedendo l’assoluzione per il suo assistito, ritenuto estraneo ai fatti. La prossima udienza è programmata per il 13 febbraio 2025.

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