Presunte irregolarità negli appalti a Capaccio Paestum: ecco le accuse per Franco Alfieri e gli altri cinque indagati

Per la Procura ci sarebbero state irregolarità nell'appalto di due progetti per la pubblica illuminazione a Capaccio Paestum

Di Ernesto Rocco

Dovranno rispondere a vario titolo di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio il sindaco di Capaccio Paestum e presidente della provincia di Salerno, Franco Alfieri, ed altri cinque indagati ai quali è stata applicata una misura cautelare.

Sono due gli appalti finiti sotto i riflettori della Procura di Salerno. Le indagini della Guardia di Finanza erano partite già lo scorso anno. Un primo epilogo lo si era avuto il 30 gennaio scorso con le perquisizioni ai danni degli indagati che avevano permesso di acquisire ulteriore documentazione, anche informatica, andatasi ad aggiungere alle intercettazioni telefoniche già acquisite dagli inquirenti.

I destinatari della misura cautelare

Per ora l’attività delle fiamme gialle e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Eboli sono ancora in fase preliminare e i provvedimenti sono soltanto di natura cautelare: il presidente della Provincia e sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri, è finito in carcere. Ai domiciliari Vittorio De Rosa ed Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della DERVIT spa, Elvira Alfieri, legale rappresentante della ALFIERI IMPIANTI S.r.l. nonché sorella del sindaco, Andrea Campanile, dipendente del comune di Capaccio facente parte dello staff del Sindaco, e Carmine Greco, responsabile tecnico del comune di Capaccio nonché RUP dei procedimenti di cui alle contestazioni.

Gli appalti finiti sotto i riflettori

Le indagini riguardano opere di adeguamento e ampliamento e la riqualificazione energetica della pubblica illuminazione a Capaccio Paestum. Ad aggiudicarsele la Dervit, società con sede a Roccadaspide che vari interventi ha realizzato in provincia di Salerno, compresi i comuni amministrati da Alfieri.

Per le accuse Campanile, braccio destro di Alfieri, e Greco, avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto con la Dervit, benché quest’ultima non avesse ancora vinto la gara d’appalto. Sempre Greco, si sarebbe adoperato per invitare a partecipare alle procedure negoziate ditte compiacenti o non aventi i requisiti per aggiudicarsi le gare, in modo tale da rendere blindata l’aggiudicazione alla DERVIT S.p.A., predesignata quale vincitrice delle procedure negoziate fin dal principio.

Secondo la Procura, inoltre, quale corrispettivo per l’ottenimento degli appalti la DERVIT S.p.A. aveva concesso alla ALFIERI IMPIANTI S.r.l., società legalmente rappresentata da Elvira Alfieri, ma di fatto riconducibile al fratello Franco, in subappalto e sub-affidamento, parte dei lavori, dalla medesima svolti in Battipaglia, dei quali era risultata aggiudicataria all’esito di una terza e distinta gara bandita dallo stesso comune, allo stato non oggetto di contestazioni, per un ammontare complessivo superiore a 1 milione di euro, nonché la ulteriore somma di € 250.302,60, oggetto di sequestro preventivo disposto dal giudice, corrispondente al maggior costo dei materiali forniti dalla ALFIERI IMPIANTI nella esecuzione dei subcontratti.

Agli indagati sono stati sequestrati anche beni per 543mila euro.

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