Scoperta per la prima volta nel 2014, in alcune province del Piemonte e della Lombardia, e arrivata probabilmente attraverso trasporti navali o aerei, allo stadio larvale, all’interno del terriccio di piante ornamentali, questa specie aliena ha iniziato a diffondersi velocemente grazie al fatto che, nel nostro paese, non esistono nemici naturali in grado di contenerne la proliferazione, mentre invece sono presenti numerose specie vegetali di cui l’insetto si può abbondantemente cibare.
Ma quali sono le caratteristiche di questo coleottero? Ed esistono delle trappole biologiche capaci di combatterlo?
Andiamo a scoprirlo insieme.
Caratteristiche della Popilla Japonica
La Popilla Japonica è un coleottero di forma semi-ovale, lungo circa 1 cm e largo circa 7 mm. Il capo e il dorso appaiono di colore verde metallizzato brillante, mentre le elitre sono color rame. Sull’addome, sono presenti inoltre alcuni ciuffi di peli di colore bianco, la cui presenza consente di distinguere questo insetto dagli altri scarabei.
La PopillaJaponica è ritenuta molto pericolosa per gli importanti danni ambientali – e, di conseguenza, economici – che arreca: il coleottero, infatti, appartiene a una specie estremamente poligafa, capace cioè di nutrirsi di numerose specie vegetali – in questo caso, oltre trecento -, fra cui piante selvatiche e ornamentali, da frutto e da orto, manti erbosi e alcune coltivazioni specifiche come il mais, la soia e la vite.
Il ciclo vitale della Popilla Japonica
Gli adulti della specie compaiono nel periodo estivo, quando, dopo essere emersi dal terreno, si stabiliscono sulle piante ospiti per nutrirsi e per procedere con l’accoppiamento.
I danni arrecati dall’insetto adulto sono visibili sui fiori, sulle foglie e sui frutti delle piante, che vengono letteralmente spolpati fino alle nervature e fino al picciolo.
Dopo l’accoppiamento, le femmine depongono le loro uova sottoterra(da 1 a 3 uova alla volta, per un totale di 60 uova per individuo), all’interno di gallerie profonde 5-10 cm.
Le larve che fuoriescono dalle uova restano nascoste sottoterra fino all’estate successiva: durante questa fase, si nutrono delle piccole radici delle piante vicino a cui si annidano, in genere appartenenti a manti erbosi, pascoli o campi di graminacee. L’ingiallimento o la morte di questo tipo di vegetazione è uno dei segnali più evidenti dell’infestazione di questi insetti.
Come combattere la Popilla Japonica con le trappole biologiche
Il primo passo per combattere la Popilla Japonica consiste nel conoscere l’insetto e le sueabitudini e nel coglierne con assoluta certezza la presenza.
Com’è facile intuire, infatti, la tempestiva individuazione dello scarabeo, all’interno di un dato territorio, consente di intervenire in maniera efficace, anche grazie al ricorso a un’ampia serie di trappole biologiche (un esempio si può trovare qui) che sono in grado di combatterlo senza danneggiare né le colture né l’ambiente circostante.
Nel caso in cui la presenza della Popilla Japonica sia ancora in fase iniziale, è possibile procedere sia con la rimozione manuale dei singoli individui, sia ricorrendo all’utilizzo di apposite reti di protezione, da posizionare sulle chiome degli alberi, per evitare alle piante l’attacco di questa pericolosa specie aliena.
Fra gli altri metodi della cosiddettalotta biologica, ci sono poi gli insetticidi naturali, come, per esempio, l’olio di Neem, che possono essere utilizzati in forma liquida, da spruzzare direttamente sulle foglie delle piante o su appositi pannelli, oppure i prodotti coadiuvanti, come, per esempio, la propoli, capaci di migliorare le difese naturali della vegetazione e renderla così più resistente agli attacchi dei parassiti voraci come la Popilla Japonica.
Un rimedio altrettanto interessante, destinato però ai coltivatori e ai giardinieri più esperti, prevede l’introduzione, nelle zone attaccate dallo Scarabeo giapponese, dei cosiddetti insetti utili, così chiamati per via della loro capacità di controllo della proliferazione di determinati parassiti. Nel caso specifico della Popilla Japonica, i suoi antagonisti naturali sono: la Tiphia vernalis, la Tiphia popilliavora, specializzata nell’attacco alle larve, e la Istocheta aldrichi, una mosca che depone le uova sul torace degli adulti di Popilla Japonica, determinandone irrimediabilmente la morte.
Nel caso, infine, di infestazioni più importanti, fra i metodi più efficaci per la cattura di massa del coleottero, ci sono le trappole a feromoni, che vanno a intrappolare gli insetti adulti e sessualmente maturi e a limitarne la deposizione delle uova. Le esche, da posizionare in aree aperte per non limitarne il potere attrattivo, contengono infatti un richiamo alimentare, costituito in genere da zucchero o da miele, e un feromone specifico.
Grazie a queste trappole biologiche, si ottengono tre diversi risultati: la cattura massiva dei parassiti, che andrà, di conseguenza, a diminuire i danni arrecati alle colture, la riduzione della riproduzione sessuale dell’insetto, limitando così la nascita di nuovi individui nelle stagioni seguenti, e, infine, l’utile monitoraggio della presenza di questo pericoloso coleottero.