È stato lanciato nei giorni scorsi un appello ai cacciatori per monitorare il territorio in cui sono state trovate carcasse di cinghiali risultate positive alla Peste Suina Africana. Il tema è stato affrontato durante una riunione che si è tenuta presso l’Ospedale di Sant’Arsenio ed è stata convocata dall’Unità di Crisi Regionale per il Coordinamento delle Emergenze Veterinarie Epidemiche e non Epidemiche e per la Sicurezza Animale, insieme alla Direzione Generale della Regione Campana per le Politiche agricole, alimentari e forestali.
Carcasse infette e indagini in corso
Finora sono state trovate 5 carcasse di cinghiali positive al virus, ma si stanno ancora effettuando accertamenti su altri 7 esemplari nella Cerreta di Montesano sulla Marcellana.
Ruolo dei cacciatori nel monitoraggio
Ai cacciatori è stato chiesto di verificare e segnalare la presenza di altre carcasse di cinghiali in un’area di circa 15 chilometri. Questo consentirà di realizzare una mappa della diffusione del virus e definire con certezza la zona rossa, al fine di contenere la sua diffusione e prevenire l’ingresso negli allevamenti suinicoli. Nel caso venga confermata la presenza del virus, si prevede l’abbattimento di tutti i capi negli allevamenti.
Allerta in area Parco e zona rossa
Poiché l’area della Cerreta confina con la Lucania, l’allerta è stata estesa anche alla regione Basilicata. Al momento, la zona rossa (o infetta) comprende i comuni di Buonabitacolo, Casalbuono, Casaletto Spartano, Caselle in Pittari, ontesano sulla Marcellana, Monte San Giacomo, Morigerati, Padula, Piaggine, Rofrano, Sala Consilina, Sassano, Sanza, Teggiano, Torraca, Tortorella e Valle dell’Angelo. In queste aree è vietata la movimentazione degli animali. Inoltre, il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ha sospeso le attività di selecontrollo nel territorio dell’area protetta fino a nuove disposizioni.
Monitoraggio e rischi per il settore suinicolo
Attualmente, è in corso un monitoraggio approfondito tra i territori di Sassano, Casalbuono, Casaletto Spartano e Montesano sulla Marcellana, nell’area di un raggio di 15 km dal ritrovamento delle carcasse infette.