Ospedale di Eboli: «una battaglia che non conosce resa»

Una nota stampa che ripercorre la storia dell'ospedale di Eboli e che ribadisce la necessità di tenere aperta la struttura ospedaliera

Di Silvana Scocozza
Ospedale di Eboli Nessun posto letto deve essere chiuso

Quella dell’Ospedale di Eboli è una battaglia che non può permettersi battute di arresto ne mai deve arrivare alla resa: nessun posto letto deve essere chiuso. Sull’argomento scende in campo anche il gruppo “Cittadinanzattiva e tribunale dei diritti del malato Montecorvino e Salerno-Ruggi” che rafforza l’impellente necessità di tenere alta l’attenzione sul tema.

“Cittadinanzattiva e Tribunale dei diritti del malato Montecorvino e Salerno-Ruggi” interviene con una nota stampa

Una nota stampa che fa un excursus della situazione e attraverso cui si conferma vicinanza e solidarietà alla comunità ebolitana.

“La sanità pubblica è l’unica garanzia contro le discriminazioni sociali e contro la povertà. L’ospedale di Eboli rappresenta la storia e l’animo della città e delle realtà limitrofe. È ed è stato motore dell’economia locale: una economia materiale e culturale che produce un incremento notevole del pil, mentre la sanità privata o accreditata assorbe risorse. La città di Eboli con circa 40.000 abitanti, insieme ai comuni dell’Alto Sele con oltre 250.000 abitanti che gravitano con situazioni produttive di tipo agricolo e industriale impegnative, con una folta comunità di immigrati con evidenti problematiche assistenziali e con un disagio economico e sociale in crescita ha necessità di una sanità pubblica efficace ed efficiente”.

La nota di Cittadinanzattiva e tribunale dei diritti del malato Montecorvino e Salerno-Ruggi continua “L’ospedale di Eboli non può chiudere, nè essere ridimensionato, anzi deve essere sostenuto nelle professionaità e nelle discipline riconosciute, (nefrologia e dialisi, emodinamica, etc.). Il nuovo ospedale Ruggi per il quale sono stati utilizzati anche fondi per la medicina territoriale è una grande opera inutile e non c’è bisogno di grandi opere, ma di strutture ospedaliere legate ai territori e funzionanti e di una medicina territoriale di prossimità.
Siamo solidali e vicini alle lotte del popolo di Eboli a difesa dell’ospedale e della sanità pubblica”
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