Omicidio Vassallo: la droga, i depistaggi e le testimonianze dei pentiti

Angelo Vassallo era pronto a denunciare quello che accadeva ad Acciaroli. Per la Procura fu ucciso per tutelare interessi economici e l’onore dei militari

Di Ernesto Rocco

C’era un grosso carico di droga, pronto ad arrivare via Mare, a Torre Caleo, e destinato ad Acciaroli e ad altre località della costiera cilentana. C’era l’onore di un militare da difendere. C’erano tanti interessi in gioco ma Angelo Vassallo era pronto a far saltare il banco. Ecco perché il sindaco pescatore è stato ucciso, la sera del 5 settembre del 2010. A 14 anni da quell’efferato delitto, nella giornata di ieri, i carabinieri del Ros di Roma hanno eseguito quattro misure cautelari in carcere disposte dalla procura di Salerno diretta dal procuratore Giuseppe Borrelli.

Gli arresti

In carcere il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, ufficiale di 54 anni, l’ex carabiniere 62enne Lazzaro Cioffi, di recente condannato a dieci anni in un processo per fatti di droga nella zona del parco Verde di Caivano; l’imprenditore 56enne Giuseppe Cipriano, gestore di cinema ad Agnone e ad Acciaroli; e il 63enne Romolo Ridosso (esponente del clan Ridosso-Loreto).

Le indagini

Le indagini hanno rivelato l’attenzione dei clan sul territorio e i tentativi di depistaggio arrivati non solo a compromettere prove e scena del delitto ma anche ad indirizzare gli inquirenti su un innocente che però, per i suoi precedenti legati lo spaccio di droga, poteva essere facilmente identificato come l’assassino, Bruno Humberto Damiani, o’ Brasiliano. 

Secondo le accuse, gli arrestati avrebbero studiato a lungo la scena del delitto, pedinando il sindaco e raccogliendo informazioni sulle sue abitudini. L’omicidio sarebbe stato preceduto da diversi sopralluoghi e sarebbe stato attuato quando tutti i complici avevano un alibi solido. Successivamente, sarebbe stato messo in atto il piano di depistaggio. 

Il movente dell’omicidio sarebbe da ricercare nella volontà di proteggere un fiorente traffico di droga che operava nel territorio di Acciaroli. 

Vassallo, consapevole di questa attività criminale, stava indagando a fondo e aveva intenzione di denunciare le collusioni tra criminali e forze dell’ordine. La sua morte, secondo gli inquirenti, è stata decisa per evitare che le sue scoperte potessero mettere a rischio un business estremamente redditizio.

Il ruolo del colonnello dei carabinieri

Tra gli arrestati, figura il colonnello Fabio Cagnazzo, un ufficiale dell’Arma con un curriculum brillante. Secondo le accuse, avrebbe avuto un ruolo chiave nell’omicidio e nel successivo depistaggio.

L’ufficiale avrebbe manomesso le immagini delle telecamere di sorveglianza, acquisendole da una attività privata pur non avendo alcun ruolo nelle indagini. Il militare, infatti, si trovava solo in vacanza ad Acciaroli e non aveva alcuna delega sul delitto. Eppure prelevò le immagini per portarle al suo comando, a Castello di Ciaterna, secondo gli inquirenti con l’obiettivo di nascondere qualcosa. Poi avrebbe fornito false informazioni ai suoi colleghi. Non solo: anche sulla scena del delitto il suo comportamento sarebbe stato anomalo, quando avrebbe raccolto una cicca di sigaretta di una marca a lui riconducibile. 

Le dichiarazioni dei pentiti e le intercettazioni

La svolta nelle indagini è arrivata grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e alle intercettazioni ambientali. In particolare, le dichiarazioni di Romolo Ridosso, un boss campano, sono state importanti per ricostruire la situazione ad Acciaroli. 

Anche la sua compagna, ricorderà che pochi giorni dopo il delitto Cioffi e Cipriani raggiunsero la coppia a Lettere, tanto da sentire il compagno Ridosso pronunciare queste parole «Pure il pescatore è stato fatto», come probabile riferimento al delitto.

Poi si sono aggiunte le dichiarazioni di altri detenuti che hanno raccolto le confidenze di Ridosso, e le testimonianze di Pietro Campo, nipote del sindaco ucciso, che hanno consentito di ricostruire le presunte mosse della banda. Stando a quanto dice la Procura, Cioffi, Ridosso e Cipriano avrebbero studiato il percorso seguito abitualmente dal sindaco ma anche la scena del delitto prima a fine agosto, poi il tre settembre del 2010: in una auto Audi nera e in una Bmw gli indagati si sarebbero recati nella zona dove abitava Vassallo, per capire se ci fossero telecamere. Poi sarebbe toccato a Fabio Cagnazzo far sparire le immagini. 

La notte del delitto

Proprio sul colonnello ci sono elementi oscuri relativamente alla sera del delitto. Sono le 21.14 di domenica notte, l’ufficiale è atteso a cena al ristorante “Da Claudio” (di un parente del sindaco ucciso), ma per 23 minuti non c’è traccia di lui. In quei minuti, a partire dalle 21.10-14 viene collocato il delitto Vassallo. Una volta a tavola, poi, la storia è nota: volano gavettoni, atteggiamenti sopra le righe da parte di Cagnazzo e di un altro militare (non indagato). Forse voleva attirare l’attenzione per avere un alibi?

La testimonianza chiave

Angelo Vassallo aveva realmente scoperto un grosso traffico di droga ad Acciaroli che vedeva coinvolto anche il carabiniere?

La testimonianza chiave porta in questa direzione.

Pierluca Cillo, agente immobiliare di Acciaroli e amico di Angelo Vassallo, raccontò proprio questo alla figlia del sindaco e al suo ex fidanzato. Vassallo ammise all’amico i timori tanto da «cambiar strada ogni volta che torno a casa» per paura. Confidenze che in un primo momento ha negato dinanzi ai magistrati fino a quando non è stato costretto a denunciare per aggressione proprio il colonnello dell’Arma che lo avrebbe inseguito e picchiato sul porto per le sue accuse che gli rivolgeva.

Del resto Vassallo, proprio il giorno dopo il delitto aveva appuntamento presso la caserma della compagnia carabinieri di Agropoli per denunciare qualcosa. Ma non fece in tempo.

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