Rese non elevate ma olio di ottima qualità. Dalle prime stime di Aprol Campania e Coldiretti, è positiva la campagna olivicola in provincia di Salerno. Gli alberi sono un po’ ovunque a mezzo carico, volumi e rese non sono elevate ma la qualità del prodotto è eccellente.
Il bilancio delle associazioni
“Si scontano i problemi legati alla siccità e al caldo torrido dell’estate – spiega Umberto Comentale, coordinatore di Aprol Campania – l’assenza di umidità e precipitazioni ha limitato e quasi annullato la presenza di mosche olearie, determinando rese basse da un lato ma una eccellente qualità dell’olio. La produzione finora ha accusato una leggera flessione rispetto alle attese, sebbene con notevoli differenze fra un territorio e l’altro. Tuttavia le olive sono in generale sane e integre dal punto di vista fitosanitario, con aree di eccellenza più che significative, soprattutto per alcuni territori e alcune cultivar. Registriamo quest’anno, più che negli ultimi anni, l’anticipo della raccolta, una tendenza che mette in difficoltà il mercato e i frantoiani. Se le olive vengono raccolte troppo presto aumentano le note amare e piccanti, che caratterizzano l’olio di tante altre zone. Per preservare la tipicità nel nostro prodotto e legarla al territorio bisogna limitare questa tendenza. Guardiamo alla nuova produzione con grande fiducia”.
Coldiretti, Aprol e Regione Campania stanno lavorando all’adozione del piano olivicolo regionale, uno strumento che darà nuove prospettive al comparto: “L’obiettivo – spiega il direttore di Coldiretti Salerno Enzo Tropiano – è attivare una serie di azioni e di investimenti che contribuiscano al miglioramento della produzione olivicola, alla valorizzazione dei prodotti, dei territori e delle tradizioni locali, all’introduzione di innovazioni e alla diffusione della conoscenza. La provincia di Salerno è leader nel comparto nazionale, la quasi totalità della coltivazione si sviluppa nelle aree interne che rappresentano – su circa 39.000 ettari – il 56% del totale dei terreni olivicoli campani e una produzione che supera il 60% del totale”.