È un fatto assodato, il Cilento è sulla bocca di tutti, o meglio è dappertutto. Sarà stata la fortunata pellicola ambientata a Castellabate che come cita il film "In provincia di Napoli", oppure la fiction ambientata si in due ristoranti milanesi ma con chiari ed (a volte) eccessivi riferimenti ad una rinomata località cilentana, ora il Cilento è conosciuta come una bellissima località turistica.Tutto questo che ben venga ma esiste anche la rovescio della medaglia. Da questa inaspettata notorietà molti hanno pensato di sfruttare il Cilento come marchio di qualità, a volte dilatando i confini territoriali ed altre utilizzando in maniera impropria la denominazione.Non vorrei tediare i lettori parlando di storia e purtroppo un giorno, forse non molto lontano quando si parlerà del Cilento nelle grandi città si indicherà non un territorio dalla storia millenaria culla di una civiltà,faro della cultura italiana, lidi che hanno ospitato filosofi, storici, eccellenze nel proprio campo, scintilla di rivoluzioni, nulla di tutto questo, il Cilento forse potrà voler dire commercio a buon mercato come solo gli outlet sanno fare. Basta percorrere la statale 18 per capire che il Cilento è un marchio dop per tanti esercizi commerciali e non importa che il tutto venga perpetrato al di là dei confini naturali imposti non dallo Stato ma dalla storia. Inutile ripetere l'origine del nome poiché credo che sia conosciuto ai più e che Agropoli sia la porta del Cilento, allora perché quel monumento al bivio di Matinelle e perché tanti sfruttano la denominazione Cilento senza averne i requisiti, ormai il nome Cilento è e sarà sempre di più uno specchietto per le allodole.