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Un documento unitario contro il Parco

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occorre cambiare sistema

La delibera del Consiglio comunale di Roscigno diventerà un documento politico da presentare all'assemblea del Parco il 16 marzo prossimo. 4 i punti fondamentali: 

1)riperimetrazione del Parco

2) regole condivise dalla comunità

3) zona franca urbana

4) apertura caccia in alcuni periodi dell’anno.

Lo hanno deciso all’unanimità i sindaci presenti alla tavola rotonda di sabato 7 marzo a Polla per valutare le condizioni giuridiche per uscire dal Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Presenti all’incontro i sindaci degli Alburni che hanno dato vita e aderito al Comitato i Briganti del Parco: Roscigno, Ottati, Corleto Monforte, Aquara. Presente anche Petina che aveva già nel 2010 deliberato l’uscita dall’Ente Parco, seguita nel 2015 da Ottati. “ La situazione- non è più sostenibile. Pertanto, appare necessario intervenire, nei limiti consentiti dall’ordinamento, affinché, pur mantenendo ovviamente l’area naturalistica, si riducano alcuni vincoli e si proceda ad una riperimetrazione ragionata dei confini e dei territori compresi nel Parco Nazionale del Cilento-.ha sostenuto Alberigo Gambino, presente all’incontro- E’ meritevole di sostegno e di supporto istituzionale e politico la proposta formalizzata dai Sindaci del territorio”. In sala molti proprietari terrieri, indignati ed insofferenti per le forti limitazioni alla proprietà privata per via del Parco. “Paghiamo l’Imu agricola senza poter beneficiare delle nostre terre”. Alcuni vedono il Parco come opportunità, se esso ha disatteso le speranze è per via di una classe dirigente che è stata incapace e approssimativa, altri pensano che esso sia soltanto limitante e piramidale. E’ il Parco ad essere un Ente che ha disatteso le aspettative o le persone che lo hanno diretto? La colpa è dei cinghiali che distruggono le cultivar o di coloro che per far fronte alla rarefazione dell’ungulato, ordinarono una massiccia attività di introduzione di cinghiali provenienti dell’Est europeo, caratterizzati da dimensioni, robustezza e prolificità maggiori rispetto ai cinghiali italiani, di cui però non ha saputo controllare gli effetti? Se il turismo, l’economia, l’agricoltura biologica non hanno potenziato e/o fatto decollare le aree interne, è colpa del Parco come Ente in sé e per sé o è degli uomini che non hanno saputo progettare, programmare e battersi con coraggio per il proprio territorio? Su una cosa sono tutti d’accordo: Occorre cambiare sistema. 

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