Cronaca

Sette ore per essere ricoverato: ecco il calvario di un agropolese

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Riceviamo e pubblichiamo l'incredibile racconto di Simone Murino, residente ad Agropoli, che ieri ha vissuto una vera e propria odissea per poter ricoverare lo zio a seguito di un malore. 

Ieri mattina, 02/06/2014, mio zio V.M. si e' sentito male. E' stato chiamato il 118 ed il dottore ha ritenuto di doverlo ricoverare. Visto che l'ospedale di Agropoli e' stato chiuso il ricovero doveva essere fatto a Vallo della Lucania.

Qui inizia il calvario, partiamo alle ore 9,30 circa da Agropoli (via Simeoni) per raggiungere Vallo dove il 118 aveva avuto disponibilita di posti. Naturalmente nell'ambulanza un familiare non può entrare quindi è costretto a seguire l'ambulanza con la propia auto.

Arrivati a Vallo dopo essere passati per la strada vecchia, visto che la politica ancora non  ritiene di dover ripristinare la superstradaper Vallo, con ulteriore perdita di tempo, mio zio viene visitato al pronto soccorso dove ci sono due dottori e due infermieri di turno, uno dei quali era addetto all'accettazione. Ci dicono di portare il codice fiscale altrimenti non potevano continuare nella routine di controllo se il paziente non fosse caricato. Qui troviamo un altro piccolo intoppo visto che la buona politica ha provveduto a modificare il programma di carico dei pazienti proprio il giorno 02/06/2014 con conseguente difficoltà dell'accettatore a compilare ed inserire i dati nel pc. Come noi c'erano anche altre 6 persone.

Dopo circa un oretta è arrivato un altro infermiere il quale, forse più pratico e con calma è riuscito ad inserire i dati dei pazienti nel pc.

Mio zio viene visitato e viene portato nel reparto per fare degli accertamenti ecografici, da lì passano circa altre due ore.

Successivamente mio zio viene riportato al pronto soccorso ed il dottore ci comunica che soffriva di un occlusione intestinale seria ma che al momento non c'erano posti e che stavano contattando il 118 per verificare la disponibilita di un letto in qualche altra struttura.

Dopo circa 30 minuti ci viene comunicato che mio zio poteva essere ricoverato a Vallo e potevamo prendere l'occorrente ed andare in reparto.

Giunti in reparto il medico di turno ha avuto una lunga discussione con il medico del pronto soccorso dicendogli che li non c'erano posti. Quindi mio zio è stato portanto nella stanza visite dove ha avuto l'assistenza degli infermieri e del dottore il quale mi ha comunicato che in reparto non c'erano posti e che doveva essere trasferito in un'altra struttura. Quindi hanno chiamato nuovamente il 118 che è arrivato verso le 15,00 trasportando il paziente presso la struttura di Roccadaspide.

Quindi l'ambulanza del 118 ha dovuto effettuare un viaggio da Agropoli verso Vallo ed un altro da Vallo verso Roccadaspide per uno stesso paziente (se questo non e' spreco di denaro pubblico).

Partiamo per Roccadaspide e mio zio viene ricoverato verso le 16,30 (noi a causa del traffico arriviamo verso le 17,15).

Arrivati in reparto constatiamo che erano liberi molti posti. Quindi mi sono chiesto: era tanto necessario portare prima mio zio a Vallo visto che non c'erano posti per poi trasferirlo a Roccadaspide o bastava una piccola telefonata per eviatare un calvario così grande ad una persona malata?

La mala sanità era avere un ospedale ad Agropoli o questa disorganizzazione del nostro servizio sanitario?

Lascio a voi le considerazioni del caso. Io direi solo di raccogliere tutte le storie di malservizio che ci sono state dopo la chiusura dell'ospedale di Agropoli e di inviarle alla Procura o all'associazione del diritto del malato. 

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