Cè un filo rosso sottilissimo che spunta dalle pieghe dellinchiesta sulla sparatoria di Cecchina (scontro tra bande per il contendersi del mercato della droga) e che imbarazza le istituzioni. Perché collega quel fattaccio di malavita che ha visto tre persone giustiziare due pregiudicati, ad un altro, ben più delicato: il delitto ancora senza colpevoli di Angelo Vassallo, il «sindaco pescatore» di Pollica, freddato a colpi di pistola nel settembre scorso, mentre cercava di tutelare la sua Acciaroli dalle mire di cementificatori e trafficanti di droga. Il collegamento investigativo allesame della procura di Roma è in fase embrionale e porta il cognome famoso di Domenico Pisani, un ex uomo di vertice del Carabinieri, la stessa istituzione che ha scoperto la pista. Perché la vigilessa di Cecchina che, secondo i pm, faceva parte del commando di fuoco nella sparatoria alle porte di Roma è Sonia Pisani, sua figlia, convivente di Sante Fragalà, esponente di un clan radicato nel basso Lazio e legato alle cosche catanesi.
E perché suo padre, Domenico Pisani, da quanto emerge dalle carte dellinchiesta salernitana, era diventato uno dei nemici giurati di Vassallo per una storia di permessi edilizi negati a lui e ai suoi soci, due imprenditori campani che a Pollica gestiscono alcuni attività commerciali. E ancora, alla base dei due delitti potrebbero esserci motivazioni comuni legate al traffico di stupefacenti. A Cecchina, perché lesecuzione dei due pregiudicati sarebbe avvenuta per un dissidio tra gruppi rivali legato alla consegna di una partita di droga; e ad Acciaroli perché due sere prima di essere ucciso; Angelo Vassallo affrontò un pusher in un locale gestito dai fratelli Esposito, gli stessi con i quali il generale Pisani intendeva mettersi in affari.
Uno dei possibili moventi del delitto di Acciaroli, la frazione di Pollica che Angelo Vassallo difendeva strenuamente, è da mesi nel fascicolo del capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, Franco Roberti. A metterlo nero su bianco è stato uno dei parenti più stretti del sindaco ucciso, che ha raccontato una confidenza raccolta 48 ore prima del delitto: Vassallo aveva ricevuto pressioni enormi per il rilascio di una concessione edilizia per costruire uno stabilimento balneare sul lungomare incontaminato di Acciaroli.
A chiederla erano gli imprenditori Fabio e Vincenzo Esposito insieme al generale in pensione Domenico Pisani, anche lui originario della zona. Era la caratura istituzionale di Pisani a spaventare Vassallo: il generale era stato uno dei fondatori del Ros e poi capo di stato maggiore dellArma dei Carabinieri. Era andato in pensione nel 97 e poche settimane dopo era stato nominato commissario dellUnire, lUnione per lincremento delle razze equine. Eppure, secondo le testimonianze, si era messo in affari con gli Esposito, che invece in quella zona non godevano di ottima fama.
Che il collegamento tra i due delitti rappresenti qualcosa di più di una semplice ipotesi di lavoro è confermato dal fatto che gli investigatori del Comando Provinciale di Roma hanno avviato una ricerca anche sugli articoli di giornale sulla realtà malavitosa in quella zona del Cilento.
In uno di quei ritagli cè lintervista ad uno dei fratelli di Angelo Vassallo, Claudio. Che diceva:«Mio fratello, prima di essere ammazzato, mi aveva detto che personaggi delle forze dellordine erano in combutta con personaggi poco raccomandabili. Ci sono delle lettere scritte sia al comando provinciale dei Carabinieri, sia al Comando Centrale a Roma senza alcuna risposta». Il comandante della legione Campania, generale Mottola, aveva risposto piccato: «Dai miei uomini sempre la massima correttezza». Ma ieri mattina, il Comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, Maurizio Mezzavilla, (che allepoca del delitto Vassallo non era ancora nella capitale) forse ha parlato anche di questo con Giancarlo Capaldo, il capo della Distrettuale antimafia di Roma. (da "Il Messaggero" del 25 Giugno).