«Celebrare matrimoni all'ombra dei templi, come accadeva nell'antica Grecia». E' questa l'idea del consigliere comunale di Capaccio-Paestum Luciano Farro, che ha avanzato la proposta di introdurre nel regolamento comunale sulla celebrazione dei matrimoni civili la possibilità di svolgere i riti all'interno dell'area archeologica paestana tra le rovine greco-romane. «Questa proposta - spiega Farro - consentirebbe agli sposi di convolare a nozze in una location suggestiva, di grande importanza e famosa in tutto il mondo». «Il nostro territorio - aggiunge - ne ricaverebbe molteplici vantaggi poiché sposarsi in una location così comporterebbe una spesa considerevole e le risorse si potrebbero investire in attività sia del comune che della Soprintendenza». Ogni coppia che deciderà di sposarsi a Paestum, secondo l'idea avanzata da Farro, avrà la possibilità di scegliere il luogo presso il quale celebrare le nozze. In particolare i novelli sposi potranno decidere per il maestoso tempio di Nettuno, risalente al 460 a.C., per la Basilicata della dea Hera (del 540 a.C.) o per l'edificio sacro dedicato a Cerere (del 500 a.C.), il più piccolo dei tre. Secondo il consigliere, inoltre, la suggestiva location sarebbe da richiamo anche per coppie famose e ciò garantirebbe al comune un'importante pubblicità. L'iniziativa, però, sta creando forti dibattiti, polemiche e malumori in città. Favorevole Vincenzo Di Lucia, assessore al turismo, secondo il quale l'idea avanzata dal consigliere comunale è «interessante e va sposata in pieno perché contribuisce a dare popolarità al sito archeologico», aspetto che va messo in primo piano rispetto a quello commerciale del possibile vantaggio economico che potrebbe derivare per l'ente. Soddisfazione per la proposta di Farro è stata espressa dagli albergatori della città dei templi. «Da un punto di vista di marketing sarebbe sicuramente una cosa positiva e non posso che dirmi favorevole perché lo scenario consentirebbe un grande ritorno in termini d'immagine», dichiara Pino Greco, titolare dell'hotel Meridiana, una delle strutture che maggiormente ospita banchetti matrimoniali. «E' chiaro - aggiunge - che bisogna vedere cosa ne pensa la Soprintendenza. Se questa proposta si realizzasse bisognerebbe studiare con attenzione un tariffario che, come per i matrimoni negli alberghi, vari in base alle richieste degli sposi». Completamente opposto, invece, il pensiero del sindaco Italo Voza che difende il ruolo sacro che ha la valle dei templi di Paestum. «Si tratta di un'operazione commerciale - ha dichiarato il primo cittadino capaccese - e come tale non si addice ad un luogo considerato importante sotto il profilo religioso da ben 2700 anni». «L'ipotesi è inconcepibile - ha tuonato Voza - mi auguro che non si realizzi e in ogni caso tocca alla Soprintendenza per i beni archeologici dare l'assenso definitivo, poiché il comune - conclude - non ha potere decisionale in merito». Per il sindaco, quindi, meglio trovare soluzioni alternative per promuovere nel mondo l'area archeologica. Tra queste il referendum per il cambio di denominazione del comune (i cittadini saranno chiamati alle urne il 15 giugno) che al nome di Capaccio affiancherebbe proprio quello di Paestum. Dalla Soprintendenza, intanto, non c'è ancora alcuna presa di posizione sulla proposta di celebrare matrimoni nei templi. «Per ora non ho ricevuto alcuna richiesta», spiega Marina Cipriani, direttrice del Museo Archeologico di Paestum. «In ogni caso - aggiunge - spetterà al Soprintendente decidere».