Cronaca

Ospedale di Agropoli, anche la radioterapia a forte rischio

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Il presidio di radioterapia di Agropoli potrebbe chiudere. Il sub-commissario per la Sanità Mario Morlacco tira il freno alla richiesta di proroga triennale della sperimentazione pubblico-privata avviata nel 2005 dalla Regione con il centro di Radioterapia stereotassica “Malzoni Radiosurgery center” di Agropoli. In settimana l’assemblea dei soci ha preso atto della nota firmata da Morlacco e girata al centro dalla Asl di Salerno. La Regione considera praticamente conclusa la sperimentazione gestionale. Semaforo rosso anche alla richiesta di ampliamento della sperimentazione dalla radioterapia stereotassica alla radioterapia tradizionale. Il motivo? La mancanza di convenienza economica del progetto (ovvero il deficit della società), la mancata introduzione di tecnologie innovative e il venir meno, (dal 2010 dopo sei anni di tutoraggio) del contratto di collaborazione con il pioniere in Europa della radioterapia stereotassica Biomgren del Karolinska Hospital di Stoccolma. Per i cittadini della vasta provincia a Sud di Salerno ammalati di cancro si profila un ulteriore colpo alla speranza di ottenere in loco risposte di salute pubblica. Volge al tramonto anche la possibilità di invertire la migrazione sanitaria che vede la nostra regione posare sul tavolo del riparto del fondo sanitario nazionale risorse per circa 400 milioni di euro ogni anno. Eppure una fetta consistente della migrazione sanitaria attiva riguarda proprio l’oncologia. Altri presìdi per la radioterapia sul territorio salernitano sono solo a Pontecagnano e Salerno. La struttura di Agropoli apre i battenti ai pazienti il 16 novembre del 2004 e stipula l’accordo con la Asl di Salerno nel 2009. L’azienda sanitaria detiene il 51 per cento delle azioni, il 49 per cento la proprietà del centro che fa capo al gruppo Malzoni. La struttura avrebbe dovuto essere l’unico Centro nel mondo specializzato nella “Body radiosurgery” (terapia radiante extracranio stereotassica). La società mista tra l’Asl Sa 3 e la clinica di Agropoli era reso possibile dal decreto legislativo n. 502 del 1992. L’obiettivo finale era convertire l’ospedale cilentano in un centro specialistico oncologico in alternativa alla attuale destinazione di presidio ospedaliero in linea con quanto previsto dal Piano ospedaliero approvato per legge regionale il 28 novembre 2009. Piano poi superato dal Piano di rientro dal deficit.

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