Ancora polemiche relative all'ospedale civile di Agropoli. Ad alzare la voce è il consigliere comunale Agostino Abate che ripercorre cronologicamente le varie tappe della vita del nosocomio cittadino, evidenziando anche alcune incongruenze della politica regionale che, già nel 2007, a causa "di un enorme sperpero di somme nella gestione ospedaliera", fu costretta dal governo ad attuare un piano di rientro sanitario. Il primo fu approvato da parte della giunta Bassolino con legge regionale 16 del 28/11/2008 che prevedeva la soppressione dell'ospedale di Agropoli. Nel 2009 viene emanato un nuovo piano (in sostituzione del precedente) che istituisce la cosiddetta congruità dimensionale di una struttura pubblica per acuti che viene valutata in almeno 100 posti letto e siccome Agropoli non detiene questa capacità viene soppresso. "Questa soppressione denuncia Abate - somiglia tanto a qualche cosa che ricordano con terrore i nostri padri". In seguito a questo nuovo provvedimento Viene confermata la necessità di far nascere l’ospedale unico della valle del Sele. "A questo punto - prosegue Abate - qualsiasi intelligenza umana si pone le seguenti elementari domande: chi ha decretato l’apertura dell’Ospedale di Agropoli come PSA e lo ha inserito nella rete dell’emergenza? Chi ha direttamente o indirettamente gestito questo PSA negli anni vissuti e chi ha depresso il suo sviluppo ? Chi ha incentivato lo sviluppo di altri ospedali a servizio di territori indigenti in popolazione ed in tessuti urbani e stradali e che , per naturali condizioni intrinseche allo stesso territorio di competenza, non avrebbero mai potuto ricevere un tale sviluppo? la risposta: la Regione Campania. È mai possibile - si chiede l'ex presidente del conisglio comunale - credere che chi ha prodotto il dissesto finanziario (la Regione) è stato poi capace di ristrutturare la rete ospedaliera con garanzia di sicurezza per i cittadini? Eppure dopo il demenziale intervento della Legge Regionale n. 16/2008 , venne nominato commissario proprio il presidente della regione Campania . Dopo questo illegittimo (e forse illecito) danneggiamento che ci ha visto soccombere a causa dell’indebita ingerenza di una politica regionale (prima di centro-sinistra e poi di centro destra) , sostenuta da una continua e demenziale condotta di atti dirigenziali pilotati ed a tratti falsi, che ha elevato ospedali a servizio di territori minori ed ha mantenuto in voluta e programmata agonia ospedali a servizio di territori maggiori (fra i quali Agropoli) i cittadini sono stati costretti a ricorrere al Tar". E proprio sulla pronuncia del tribunale amministrativo che ha chiesto ulteriori documenti all'Asl per scongiurare il periculum che potrebbe causare la chiusura del pronto soccorso, Abate si mostra moderatamente fiducioso e indica la via da seguire: "come potrà l'amministrazione sanitaria relazionare con capacità e competenza sulla rete di assistenza alternativa se questa amministrazione è figlia di quel sistema politico che ha prodotto debiti? Questa relazione non può essere accettata senza contraddittorio e senza che si pronunci un superiore e terzo competente pool di esperti in assistenza sanitaria. Su queste legittime richieste e procedure bisogna incalzare la magistratura amministrativa con decisione e con convinto sostegno da parte di tutti i cittadini e di tutte le forze locali del territorio interessato dalla necessaria presenza dell’Ospedale di Agropoli , sostenendo la certezza della nostra convinzione sull’esistenza del periculum già evocato", afferma Abate che conclude: "già nel recente passato una autorevole relazione conclusiva della commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale (Approvata dalla Commissione nella seduta n. 33 del 18 gennaio 2006 - relatore senatore Francesco Carella e costituente atto parlamentare della XIV legislatura parlamentare ) aveva riferito che l’ospedale di Agropoli nonostante fosse di ottimo livello e pur disponendo di notevoli spazi si limitava a svolgere solo funzioni di pronto soccorso attivo. Si sottolineava altresì che l’attribuzione dei posti letto – circa 100 – era stata stabilita in considerazione della struttura esistente e del rapporto tra medici e popolazione. La relazione concludeva poi con l’affermare che La stessa definizione della struttura come pronto soccorso attivo e` configurata nella legge regionale e cio` ha finora impedito che la struttura potesse essere adibita ad altre attivita`, oltre a quelle emergenziali Queste affermazioni di livello superiore e la presa d’atto che un tale P.S.A. (configurato nella rete dell’emergenza –urgenza regionale) è stato tenuto in agonia per tanti anni e con responsabilità ascrivibili solo e soltanto alla politica regionale , dovrebbe far aprire la mente anche verso altre procedure per accertamenti di eventuali responsabilità penalmente rilevanti . "