Cilento a tavola

Nel Cilento l'Azienda Agricola San Giovanni

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Poco sopra la costa di Punta Tresino a pochi chilometri dalla strada si apre la via per raggiungere l'accogliente e calda azienda vitivinicola San Giovanni dove la Sommelier Ida Corrado gestisce questa piccola realtà producendo ben cinque vini che hanno una forte personalità; due vini bianchi e ben tre rossi. Poco prima dell'azienda già si possono scorgere piacevolmente i bellissimi vigneti a cordone speronato “abbronzati” dal sole caldo del Cilento e rinfrescati dalla brezza del mare sottostante. Questo connubio climatico lo potremmo definire quasi un Cru (utilizzando un termine di moda nella Francia) dove vengono caratterizzati condizioni di microclima particolari e mezzi tecnologici accurati per produrre un vino di grandissima qualità. Da questa premessa ne potevano nascere solo vini di grande personalità, diversi dall'inizio dell'anno di prima produzione ( 1993) fino ad oggi. La prima vigna che s'incontra dall'azienda è quella dell'aglianico che servirà per la produzione del Maroccia praticamente un “Amarone” del Cilento; le uve sono leggermente "surmature" e appassite dal lavoro naturali delle api che tutelano l'acino da eventuali attacchi parassitari e dall'umidità che potrebbero provocare marciume nell'impianto; dunque un Aglianico in purezza che si affianca ai grandi Amaroni della Valpolicella con i suoi 15% alcolici, la sua eleganza e la sua grande struttura, facendo emergere la ciliegia in una cornice eterea, avvolta da sentori di violetta. Invecchiando due anni nelle barrique francesi di secondo passaggio permette al tannino selvaggio caratteristico dell'aglianico di riposare, invecchiare e ammorbidire i suoi lati irruenti. In questo caso ho apprezzato molto l'uso di barrique "non nuove" per non rilasciare ulteriore tannini che molte volte possono essere fastidiosi: perdonate l’asprezza ma a dominare deve essere il frutto, e non il legno!!! Da un altro lotto di terreno invece disposto ad altitudine diversa da quella del Maroccia viene coltivato sempre un Aglianico che sarà destinato a sposarsi con un 20% di Piedirosso per creare il Castellabate. Questo vino rosso mi ha letteralmente sconvolto; domina sia all'olfatto che al gusto una nota di pepe nero straordinaria, che accompagna i sentori di frutta e fiori che fuoriescono dal bicchiere: grandissima personalità in un vino che commercialmente dovrebbe rappresentare la linea base dell'etichetta. Infine entra in gioco il "FicoNera" , un Piedirosso in purezza prodotto con un numero di bottiglie limitato ( 870 nell'anno di produzione 2011) che non subisce nessun invecchiamento in legno proprio per non appesantire i sentori di questo vino delicato. Le note floreali si confondono con un bellissimo frutto rosso, accompagnati da una mineralità che credo sia una nota caratterizzante di tutto l'impianto, dovuto sicuramente alla mineralizzazione del terreno a causa della vicinanza dal mare. A questo punto passiamo ai bianchi, dove nella produzione base troviamo il Paestum IGP, un Fiano ( 85%) tagliato con Trebbiano ( 10%) e Greco (5%) per un vino più beverino, donando dei bellissimi riflessi verdognoli al colore che rimarca la frutta fresca. La nota minerale sempre presente sia all'olfatto che al palato tende a pulire la bocca all'assaggio di vari salumi e formaggi che gentilmente la proprietaria ci ha preparato per accompagnare la degustazione. Infine passiamo al Tresinus, un Fiano in purezza che esprime la sua personalità con un titolo alcolometrico di 13,5%; la cosa interessante è che diversamente dai suoi concorrenti ( parliamo di un Fiano riserva) questo non fa nessun invecchiamento in Barrique, bensì solo in acciaio. Questo comporta dei profumi molto più caratterizzanti, ma soprattutto un colore cristallino e privo di quei riflessi dorati donati dall'uso della barrique.

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