Gentilisima Redazione di Infoagropoli, vi invio l'editoriale dell'ultimo numero di "Famiglia Cristiana". Potrebbe essere una buona lettura in questo periodo di vacanze. E' un invito, per tutti, a costruire una "politica diversa", che ha a cuore i concreti problemi delle famiglie: dalla disoccupazione giovanile, alla crescente povertà. E' un invito a riflettere. Grazie della vostra cortesia. Prof. Cappetta
La morale "fai da te"
Il "Primopiano" pubblicato sul N. 32 di Famiglia Cristiana in edicola e in parrocchia: "Il disastro etico è sotto gli occhi di tutti. Stupisce la mancata indignazione della gente".
03/08/2010
La questione morale agita
il dibattito politico dal lontano 1981, da quando cioè undici
anni prima di Mani pulite lallora segretario del Pci, Enrico
Berlinguer, ne parlò per primo. La Seconda Repubblica nacque
giurando di non intascar tangenti, di rispettare il bene pubblico, di
debellare malaffare e criminalità. Bastano tre cifre, invece, per
dirci a che punto siamo arrivati. Nel nostro Paese, in un anno,levasione fiscale sottrae allerario 156 miliardi di
euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi e la corruzione brucia
altri 50 miliardi, se non di più.
Il disastro etico è
sotto gli occhi di tutti. Quel che stupisce è la rassegnazione
generale. La mancata indignazione della gente comune. Un sintomo
da non trascurare. Vuol dire che il male non riguarda solo il ceto
politico. Ha tracimato, colpendo lintera società. Prevale la
morale fai da te: è bene solo quello che conviene a me, al
mio gruppo, ai miei affiliati. Il bene comune è uscito di
scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è
piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza.
Se è
vero, come ha detto il presidente del Senato Renato Schifani, che «la
legalità è un imperativo categorico per tutti, e in primo luogo per
i politici, e nessuno ha lesclusiva», è altrettanto
indubbio che cè, anche ad alti livelli, unallergia alla
legalità e al rispetto delle norme democratiche che regolano la
convivenza civile. Lo sbandierato garantismo, soprattutto a favore
dei potenti, è troppo spesso pretesa di impunità totale. Nonostante
la gravità delle imputazioni. Lappello alla legittimazione del
voto popolare non è lasciapassare allillegalità. Ci si
accanisce, invece, contro chi invoca più rispetto delle regole e
degli interessi generali. Una concezione padronale dello Stato ha
ridotto ministri e politici in servitori. Semplici esecutori
dei voleri del capo. Quali che siano. Poco importa che il Paese vada
allo sfascio. Non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a
chi osa sfidare il dominus assoluto.
Che ne sarà del Paese,
dopo la rottura avvenuta tra Berlusconi e Fini? La scossa sarà
salutare solo se si tornerà a fare vera politica. Quella,
cioè, che ha a cuore i concreti problemi delle famiglie: dalla
disoccupazione giovanile alla crescente povertà. Bisogna
avere lumiltà e la pazienza di ricominciare. Magari con uomini
nuovi, di indiscusso prestigio personale e morale.
Soprattutto se si aspira alle più alte cariche dello Stato.
Giustamente, i vescovi parlano di «emergenza educativa».
Preoccupati, tra laltro, dalla difficoltà di trasmettere alle
nuove generazioni valori, comportamenti e stili di vita eticamente
fondati.
Contro limpotenza morale del Paese, il presidente
Napolitano ha invocato i «validi anticorpi» di cui ancora dispone
la nostra democrazia e la collettività. Famiglia, scuola e,
soprattutto, mondo ecclesiale sono i primi a essere chiamati a dare
esempi di coerenza e a combattere il male con più forza. Anche di
questo si dibatterà a Reggio Calabria, dal 14 al 17 ottobre, nella
46ª edizione delle Settimane sociali dei cattolici italiani. Dei 900
delegati, 200 sono giovani. Una scelta. Un investimento. Un piccolo
segnale di speranza.