Attualita'

Lettera aperta: cari studenti e professori più dialogo e coraggio


Gent.ma Redazione di Infoagropoli,domani inizia un nuovo anno scolastico, pieno di attese, di speranze, di fatiche. A tutti, alunni e docenti, giunga l'augurio più vero perchè non vengano mai meno le motivazioni e perchè, nel rispetto reciproco, cresca l'amore per lo studio, la passione per cose più grandi, la consapevolezza di un' adeguata formazione per realizzare la propria esistenza e contribuire alla costruzione di un mondo migliore.Un saluto a chi domani entrerà nelle classi e continuerà ad emozionarsi; un saluto ai precari che domani a scuola non entreranno e che continuano a protestare per difendere il loro sacrosanto diritto al lavoro; a voi tutta la solidarietà e l'amicizia. Un saluto a chi è andato in pensione e domani, certamente, sentiranno un pò di nostalgia; un abbraccio forte ti giunga in paradiso, professoressa Maria Capo, amica e collega, insegnante esemplare. Grazie per quanto ci hai dato! Dice un testo di Virgilio:

Sicelides Musae, paulo maiora canamus!
non omnis arbusta iuuant humilesque myricae
si canimus siluas, siluae sint consule dignae.
(Virgilio, Bucolicon IV, v. 1-3)  Che tradotto significa: O muse siciliane, cantiamo cose un po’ più elevate, non a tutti piacciono gli alberelli e le umili tamerici; se cantiamo le selve, siano le selve degne di un console.

E’ quello che mi verrebbe da dire per spiegare perché dobbiamo studiare: cantiamo cose un po’ più elevate, non accontentiamoci degli alberelli, passiamo alle selve!
Dobbiamo andare in profondità, poiché il tempo passa, si diventa più grandi e bisogna camminare, non si può rimanere sempre allo stesso punto.
Noi non possiamo vivere inutilmente: quindi occorre costruire, diventare protagonisti di sé, non lasciarsi dettare dagli altri la propria strada. Il tempo che condividiamo a scuola è un’occasione per questa avventura, per questa scoperta di sé: ma occorre non accontentarsi delle umili tamerici, occorre desiderare le cime degli alti cipressi. La letteratura, la poesia, la filosofia, la religione,  per esempio, ci fanno inoltrare nella selva dei cipressi.
Occorre però amare ciò che si fa, scegliere di farlo, capirne lo scopo grande e farlo bene: occorre smettere di pensare che l’ideale del tempo a scuola sia fare il meno possibile.
E questa è una responsabilità di tutti e innanzitutto della nostra intelligenza.                                          Cristoforo Cappetta

Accanto a questa breve riflessione una lettera, per l'inizio dell'anno scolastico, dell'insigne professore Cesare Segre. Io l'ho trovata molto interessante. Grazie per la consueta disponibilità.


CARI STUDENTI E PROFESSORI PIU' DIALOGO E CORAGGIO

Da "Il Corriere della Sera" di lunedì 13 settembre 2010

 

Cari studenti e professori più dialogo e coraggio. di CESARE SEGRE

Cari studenti, cari colleghi professori, inizia l`anno scolastico e mi auguro che esso sia felice, per voi, e dunque per tutti: in un Paese civile, l`istruzione è il fondamento della società. Vi scrivo insieme, perché insieme siete i protagonisti dell`insegnamento: l`esistenza di ognuno di voi è giustificata da quella dell`altro e aver chiaro questo punto di partenza può facilitare molto il lavoro che vi aspetta.

Il professore è stato studente anche lui ed è pronto a comunicarvi le sue successive esperienze intellettuali; lo studente dev`essere consapevole del privilegio di apprendere senza fatica dal docente quello che lui ha appreso e saputo organizzare, negli anni, col suo impegno.

Lo studente non è un cliente e il professore non è un venditore.

Tu, studente, grazie alla scuola potrai scoprire molti aspetti della realtà che ignori o conosci superficialmente. Fai funzionare la tua curiosità, cerca di capire le persone che incontri, a partire dai compagni, interrogati sulle loro motivazioni prima di giudicarli. Cerca di far tacere quel senso di superiorità che ognuno ha nel suo intimo, ma che la realtà confuta continuamente. Tu sei fiero di essere nato entro certe frontiere (di regione o di Stato), ma chi è nato al di là delle stesse frontiere avrà anche lui motivi per sentirsi superiore.

Se abbiamo una qualche superiorità, non è nel certificato di nascita, ma nel nostro comportamento, è nella risposta che possiamo dare alla domanda: «Ho davvero agito nel modo più giusto e utile a tutti?». A esercizi di questo genere sarai obbligato se avrai in classe qualche straniero o qualche compagno disagiato fisicamente.

Dovrebbe essere ovvia, ma purtroppo non lo è, la ripugnanza alla vigliaccheria: farsi valere con la violenza, magari in gruppo, è soltanto vigliaccheria.

I professori ti metteranno a contatto col sapere soprattutto attraverso i libri e i chiarimenti e gli approfondimenti che ti offriranno.

Voi giovani siete abituati ormai a mezzi dì comunicazione più moderni e divertenti, per lo, più elettronici, vivaci per il movimento, le voci, magari le musiche. La lettura dei libri e gli insegnamenti dei professori vi mostreranno che questi mezzi richiedono controlli di autenticità e di valutazione, altrimenti possono trasmettere nozioni false o, quel che è quasi peggio, incomplete. È qui che tocchiamo un punto importante: quale che sia il vostro futuro lavoro, occorre spirito critico per avviarlo e realizzarlo;

e la prima base dello spirito critico sta nella dialogicità, nel confronto sereno fra idee o volontà contrastanti. Ciò che la «società degli studi» offerta da una classe mette continuamente in azione.



Dai libri imparerete a esprimervi e scoprirete anzi il godimento di esprimervi con un`efficacia che forse non conoscete ancora. Ma imparerete anche le magie della scrittura, la sua capacità di dar voce al sentimento, di creare atmosfere. Pensate che una pagina scritta dura millenni, ed è attraverso le pagine scritte che tutta la letteratura esistente si è trasmessa, che le grandi religioni si sono diffuse.

A voi, cari colleghi, devo esprimere tutta l`ammirazione con cui seguo la vostra opera, che è fondamentalmente trasmissione del sapere e della conoscenza, ma anchè magistero civile e morale, che oggi, spesso, si fa comunicazione interculturale, intervento psicologico, realizzazione di una difficile disciplina. Per di più con mezzi vetusti e insufficienti, e con compensi di cui c`è davvero da vergognarsi.

E taccio sui problemi di maggior risonanza sociale, come quelli dei precari. E ovvio l`auspicio che nei governi nasca finalmente la consapevolezza del fatto che i docenti hanno in mano la capacità di lavoro delle prossime generazioni, insomma il futuro del Paese. Mortificati e delusi, è quasi naturale che alcuni di voi si abbandonino alla routine. Vi prego di non farlo. L`importanza della vostra funzione vi dà un prestigio che non è appannato dallo spregio degli ignoranti (i quali magari guadagnano cento o mille volte più di voi).

Ogni giorno potete pensare con soddisfazione all`efficacia di una lezione, ai barlumi d`interessamento strappati anche agli studenti più ottusi, ai problemi di convivenza risolti. Tenete duro!

 







Cesare Segre è nato nel 1928, ha insegnato Filologia romanza nelle università di Trieste e Pavia. Dottore honoris causa nelle università di Chicago, Ginevra, Torino, Granada, Illes Baleares (Palma), Barcellona. Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia della Crusca, e di altre accademie italiane; dell'Académie Royale de Belgique, della R. Academia de Buenas Letras di Barcellona, della Real Academia Española, ecc.
Condirige le riviste "Strumenti critici", "Medioevo Romanzo", "Rivista di studi danteschi". Dirige la "Nuova Raccolta di Classici Italiani Annotati" (Einaudi).
Collabora al "Corriere della Sera".


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