Cresce sempre di più lo sconcerto che suscitano le notizie di cronaca che apprendiamo negli ultimi tempi. Si è tanto discusso del tassista milanese aggredito dopo aver investito un cane; della povera infermiera uccisa per un banale diverbio; dell'orrore e delle bugie di una famiglia di Avetrana. Ad Agropoli arriva una troupe di "Striscia la Notizia" che subisce un'aggressione, in molti gridano allo scandalo, alla vergogna. Ma nel tentativo di stigmatizzare certi comportamenti, si cade inevitabilmente negli stessi errori che tanto ci scandalizzano. Si considerino questi casi appena citati: i cittadini del quartiere milanese teatro dell'aggressione al tassista, sono stati minacciati e danneggiati per aver testimoniato la verità; i poliziotti addirittura aggrediti. Il ragazzo romano che ha colpito l'infermiera in metro, sorridente sotto il cappuccio della felpa, è stato accolto da cori e applausi mentre veniva tradotto in arresto; i suoi sostenitori inveivano contro le forze dell'ordine ed inneggiavano "all'abbattimento" della "straniera". Da due mesi ormai, telegiornali, programmi di approfondimento e pomeridiani, ci propinano in tutte le salse, senza sosta, tutti i minimi particolari di un delitto maturato in famiglia. Ma più vicino a noi, balza alle cronache nazionali l'aggressione subita dall'inviato di Striscia la Notizia ad Agropoli. Tutti questi fatti di cronaca sono accomunati da un filo conduttore distorto: la distorta (appunto) percezione della realtà; o meglio, l'interpretazione relativa dei fatti osservati. Come mai c'è chi pensa che i proprietari del cane e il ragazzo nella metro abbiano fatto bene ad aggredire le loro vittime? Come mai c'è chi accumula record d'ascolto su un fatto di cronanca nera e chi addirittura parte per un lugubre pellegrinaggio nei luoghi del misfatto? Come mai c'è gente che cerca di farsi inquadrare addirittura ridendo o fingendo di passare per caso parlando al cellulare, mentre il giornalista di turno è impegnato in collegamento a fornire le "ultime dal delitto"? Possibile che non ci si vergogni a farsi vedere e quindi ad associare la propria immagine, il proprio volto, ad un fatto così terribile? Possibile che non ci si vergogni a difendere un aggressore, attaccando persino i poliziotti? Ed è possibile che in una cittadina come Agropoli, c'è chi pensa che sia stata disonorata un'intera città, ma che, in fondo in fondo, quello lì, l'aggressore, non è di Agropoli, che bisogna "difendere" Agropoli dagli "estranei" da "quelli che non sono di Agropoli". Per non parlare poi del fondamendalismo ecologista che arriva a sovvertire il naturale ordine delle cose mettendo al primo posto gli animali, l'ambiente e poi l'essere umano. Infatti nella stessa Agropoli, rossa di vergogna per la "vile aggressione", si va verso la chiusura di un ospedale al quale fanno capo ben quindici comuni e non si è affatto rilevato tutto questo gran sconcerto, nessuno si è vergognato, anzi, quelli salvati e ben curati sono rimasti zitti e buoni a casa loro e persino affacciati al balcone mentre "gli altri" sfilavano in corteo; e quelli ai quali qualcosa non è andata per il verso giusto o non sono stati soddisfatti dalle cure ricevute, hanno prontamente espresso un pubblico "j'accuse". Il nocciolo della questione è che ancora (purtroppo) non si pensa alle persone senza associarle alla loro razza, provenienza o credo religioso. Non c'è rispetto del dolore, pudore per la vita privata, discrezione nel racconto di cronaca. Siamo dunque pronti a schierarci e combattere per un delfino spiaggiato, un cane investito o un cavallo ferito tenuto in una stalla inadeguata, ma assolutamente indifferenti al dolore di una famiglia che subisce una perdita, o al pericolo di aver bisogno di soccorso immediate senza potersi curare? Siamo all'assurdo ontologico, al bieco relativismo etico: tutto ciò che risquote consensi è giusto, "non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace". E chi se ne frega se il tassista muore: quel bastardo mi ha ucciso il cane; chi se ne frega se l'infermiera è morta: quella era una stupida rumena venuta a rubarci il lavoro; e quello che ha mazziato Stoppa, tanto, mica è di Agropoli! E qui vorrei capire se tutti, ma proprio tutti i residenti di Agropoli sono ivi nati, cresciuti e pasciuti; e soprattutto vorrei capire come dividere i buoni dai cattivi. Inevitabilmente si ritorna al fondamentale principio etico: non si può ricavare un bene da un male, ne consegue un male peggiore. Non si possono mettere al mondo e tirare su i figli senza educarli al rispetto dell'altro, del diverso, del debole. L'essere umano deve necessariamente restare al centro della società; dal rispetto di questa semplice regola, ne conseguono tutti i benefici. Prendersi cura dei propri simili genera automaticamente la cura per l'ambiente che ci circonda (flora-fauna e acque); abbassa la soglia dell'aggressività e rende i luoghi in cui viviamo migliori e più sicuri. Perchè se da piccolo t'insegnano a rispettare a aiutare i tuoi simili, forse avrai meno probabilità di diventare un violento, un ladro o un assassino. Poi, è vero che esiste un istinto, ed è per questo che siamo PERSONE, ESSERI UMANI che conducono la loro esistenza in un ordine naturale e non relativo.