Attualita'

Lettera Aperta al sindaco di Agropoli sulla manifestazione "Bravo è Bello"


Egregio sindaco, sono di nuovo a scriverle, non avendo altri mezzi che questi.
Questa volta la mia lettera è un semplice appunto, da genitore, su una delle iniziative che l’Ufficio della Pubblica Istruzione e Cultura della sua amministrazione fa ormai da anni. E’ il cosiddetto premio “Bravo è bello”, dove, con tanto di celebrazione e pubblicità, si premiano gli studenti “meritevoli”. In altre, parole coloro che hanno ottenuto dei voti alti.Mi corregga se sto sbagliando, troncando la lettura.
Ci sono in questa iniziativa due aberrazione di fondo, che sono difficili da scorgere, ma facili da insinuarsi nella cultura popolare.
La prima è un errore facile a commettere, il classismo paternalista. Dire che chi è bravo a scuola è bello, significa fare degli studenti – prezioso e tenero campo di noi tutti – due parti: i belli e, di conseguenza e tacitamente, i brutti. Strano che nessuno si sia ribellato a questo classismo (in)volutamente estetico. Per correggere questo errore, basta chiedersi: cosa volete premiare? Se volete premiare la bravura di studenti delle medie, siete nella direzione sbagliata, in quanto gli studenti di quell’età sono nell’età evolutiva adolescenziale. Sappiamo tutti quante cose influiscono sui comportamenti di un giovane di quell’età. Inoltre, premiare uno che ha tutti 10, e che non fa affatto fatica a prenderli, per sue doti naturali, che senso ha? Si vuole dare un premio alla natura? Si scade nel razzismo, o sbaglio? Non è proprio delle ideologie nazionalistiche considerarsi al di sopra, per natura, di altri? Se esagero, ricordiamoci che il popolo si costruisce, o si demolisce, dal basso.

La seconda aberrazione riguarda l’arbitrarietà di questo premio. Come definire chi è bravo? Solo per mezzo dei voti? All’esempio precedente, ne aggiungo un altro. Se uno studente per tutto l’anno ha preso solo 4, e all’ultimo riesce a prendere un 6, come lo considerate? Per me è un “miracolo”. E se uno studente, pur “bravo”, non prendi buoni voti perché sua madre è morta e non gli interessa più studiare?


La terza riguarda un’incitazione direi cattiva. Si incita tutti a primeggiare per meriti ambigui. E come se si desse al Nord il premio per la parte d’Italia migliore, e al Sud quella peggiore, senza notare che al Nord, da 150 anni, si spende dalle 5 alle 10 volte in più rispetto al Sud in quanto a infrastrutture, industria, eccetera. Inoltre, si incita, anche se lievemente, a starsene chiusi in casa per “primeggiare”, per prendersi il premio, e farsi coccolare da parenti e professori. Questa è educazione? Non è l’educazione tirar fuori dal giovane quel senso di responsabilità verso gli altri, di soccorso, di collaborazione, di condivisione che fanno di un paese un vero paese?


Si potrebbe cambiare il titolo del vostro premio semplicemente in “Festa della scuola”, in cui, a gruppi, gli studenti si organizzano per mostrare le loro bravure e talenti (arte, scienza, letteratura, musica) e i gruppi potrebbero essere formati in maniera eterogenea, con un “bravo” in un gruppo. Si premierà allora il gruppo e non il singolo, smorzando di molto l’effetto vanità e superbia che altrimenti resterebbe.
Se ho esagerato, mi cestini.

ing. G. De Marco

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