Attualita'

Lettera Aperta: Agropoli, parole, opere ed omissioni


Lo so bene, anzi benissimo, starete pensando che finalmente e con un titolo del genere avreste anche ragione a farlo che questo sia l’inizio di una pia rubrica religiosa. Così non è, almeno non del tutto e per il resto di ciò che manca al momento non è dato sapere, neppure a me che scrivo, quale sia.

Le parole, quanto le opere e le più copiose omissioni di cui oggi parleremo si rivolgono ai miopi uomini che chiamati amministratori intravedono nella ombra di un essere a tratti trasandato la figura di un attuale giovane rampollo la cui prestanza ed avvenenza, sia qualitativa che quantitativa, è sotto lo sguardo di tutti i quali per fortuna dei primi sono intenti, giustamente, a rimirare, ed in tempo di crisi ancora più lo è, l’orizzonte della terza settimana così tanto da non accorgersi che la propria guida amministrativa sia soggetta, almeno nel periodo estivo, perché a questa stagione oggi ci limiteremo, a forti colpi di calore che inducono la stessa, ulteriormente, ad asserire come la qualità di città turistica all’amata Agropoli non possa essere attualmente negata.

Partendo da questo assunto le opere e le omissioni ne sono una tragica ed irrimediabile conseguenza essendosi perso volutamente, forse, anzi probabilmente inconsciamente ma sicuramente anche per  altre cause, il contatto con la realtà.

Il turista, cosa che allo stato attuale ancora non sembra essere stata compresa, è colui che contribuisce a qualificare in meglio i luoghi che visita ed i servizi dei quali fruisce con un rispetto che gratifica e promuove la popolazione locale oltretutto facendo a meno del noto e grossolano modello che passa sotto la massima del Pago, Pretendo, Altrimenti……… che con periodica assillante frequenza sentiamo e del resto è quello che distingue ed individua quel soggetto particolarmente attivo, collocabile quantomeno nella marmaglia, volto a far divenire il proprio approdo vacanziero in quella terra di nessuno dove lui stesso è abituato a sguazzare facendo i propri comodi ed imponendo una spinta anti-evolutiva quanto degradante all’ambiente stesso oltre a condizionarlo perché reso inerme dall’assenza della ISTITUZIONE; così trovandosi, il nostro ospite indesiderato, a proprio agio, anzi a casa propria ubicata di sicuro nel regno delle barbarie.

È palese come Agropoli non possa al momento appartenere alla categoria delle città turistiche non solo per la presenza di soggetti che non posso dirsi turisti ma anche perché le stesse scelte politiche contribuiscono sempre più attraverso la mancata operosità del fare bene all’assenza di una selezione e di un arricchimento culturale che quando lontanamente intravisto in forme embrionali viene sbandierato, dallo stesso portabandiera politico, come raggiunto anche li dove il miglioramento, spesso mostratosi in esigua misura, meglio di nulla ovviamente ma non sufficiente, è riconducibile in ambiti nei quali l’azione pubblica è meno che marginale ovvero inesistente tanto nel bene quanto nel male, per la fortuna dei più ma non dei tutti.

Il turismo, anche questo ancora non capito - tale non ne è solo la sensazione-, lo si deve prima creare, poi incentivare nonché coltivarlo attraverso soprattutto il decoro che solo la presenza di opere nella specie delle mancate omissioni possono dare. ORDINE DISCIPINA PULIZIA

L’immobilismo perdurante ha prodotto un danno ancora più grave perché se da un lato l’iniziativa pubblica può giustamente ravvisare a sua giustificazione ataviche mancanze tra le quali annoverare quelle provenienti dagli operatori economici, culturali e turistici che nel territorio agiscono di canto vi è una sua progressiva assuefazione al disinteresse amministrativo nel mantenere alto almeno il livello dei più basilari servizi che regolano e garantiscono una vita civile e dignitosa a maggior ragione quando l’apertura verso l’esterno può divenire fonte di pregnante utilità e non solo di facili lucri che si mostrano anche in monolocali-garage male arredati, ed il gusto del arredatore non è oggetto del nostro sindacato, ma peggio ancora affollati ed icone di invalse prassi.

Altri esempi ve ne sono, anche essi reiterati nel tempo ed in tutti i luoghi che da anni sono simili per disservizi e diversi solo per le forme nelle quali si manifestano volti a mortificare un territorio che appartiene, cosa che mai deve dimenticarsi, alla città, ai cittadini e ad ogni suo ospite e mai ai padroni di più bassa lega che vogliono imporsi, ahi noi oggi riuscendoci; i più eclatanti come le istantanee di questi giorni che le menti nostre conservano ci mostrano e pongono in evidenza il dramma di una gestione nella quale spaziando dalla figura solerte del caro, vecchio vigile urbano e finendo a quella dell’inerme e laborioso netturbino fa si che questi ed altri si chiedano “È questa una città turistica? Sono questi i servizi che io voglio ricevere? Perché il lavoro nel quale io credo e che nobilita l’uomo umilia me stesso e colui che è come me?”.

Interrogativi ai quali si deve dare risposta perché attesa ed ancora più soluzione non potendosi, chi mantiene la barra del comando, giustificare asserendo che propria non è anche la colpa.

 

p.s.

si richiede una non improvvisata azione di riordino del caos altrimenti dopo di essa si avrebbe pure l’amara certezza della dichiarata inefficienza tramite la consumazione ed il patimento del danno e della beffa.

 

Mirko Abate

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