Salerno. Inizia oggi il processo d'appello sul caso Mastrogiovanni, il professore di Castelnuovo morto il 4 agosto 2009 all'ospedale San Luca di Vallo della Lucania, dov'era ricoverato in regime di TSO. Il processo di primo grado si concluse il 30 ottobre del 2012, quando il giudice Elisabetta Garzo condannò a pene dai due ai quattro anni, sei medici del reparto di Psichiatria dell'ospedale vallese, assolvendo dodici infermieri per non aver commesso il fatto.
Il professore di Castelnuovo Cilento fu sottoposto fra il 30 luglio e il 4 agosto 2009, giorno del suo decesso, a ricovero presso il nosocomio "San Luca": era legato mani e piedi, costretto sul lettino con un catetere, “fuori da qualsiasi regola o protocollo”, come scrivono i consulenti tecnici del Pm Rotondo, i dottori Maiese (medico legale) e Ortano (medico psichiatra). Mastrogiovanni è morto così, con un "edema polmonare acuto, diffusa congestione dei vasi di piccolo e medio calibro, diretta conseguenza della condizione fisica a cui è stato sottoposto", all’una di notte del 4 agosto. Il personale del San Luca se ne accorgerà solo il mattino dopo, verso le 6.
Nonostante le condanne di primo grado le associazioni sono andate avanti nell'iter giudiziario, vogliono giustizia e soprattutto che siano accertate tutte le responsabilità.
Ma chi era Franco Mstrogiovanni? "Noto anarchico socialmente pericoloso e intollerante alla divisa”: così si legge nel provvedimento di Trattamento Sanitario Obbligatorio firmato dall’allora sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, perché il giorno prima del ricovero coatto il professore di Castelnuovo aveva percorso in auto, a forte velocità, l’area pedonale di Pollica, “con lo sguardo praticamente fisso nel vuoto”. Inseguito dai carabinieri fino al camping Marina Piccola, verrà poi prelevato e trasportato in ambulanza al San Luca.
Una volta all'ospedale vallese, fu legato al lettino: “La visione dei filmati - scrive il giudice Garzo - ha evidenziato che Francesco Mastrogiovanni fu contenuto per tutto il periodo del suo ricovero senza manifestare alcun sintomo di violenza né verso sé stesso, né nei confronti dei sanitari e degli altri malati, né di aggressività verbale; inoltre rimase senza mangiare e bere e non fu mai liberato dalle fascette impiegate per immobilizzargli i polsi e le caviglie ad eccezione di un’unica volta, il 3 agosto 2009, quando fu slegato per pochi minuti”. “La contenzione - aggiunge il Giudice - non venne annotata in cartella clinica, né vennero avvisati i familiari che, in base alle linee guida sulla contenzione fisica in ospedale, devono essere invece coinvolti nel processo decisionale”. Così morì Francesco Mastrogiovanni. Oggi a Salerno la prima udienza del processo d'appello.