Il Belvedere di Palazzo Pepe, meglio conosciuto come Piazza dArte, nello splendido scenario del centro storico di Agropoli, ospiterà, lopera di Tiberio Gracco dal titolo Me. Antonella Nigro, critico darte, così analizza lopera La scultura, un nudo accovacciato a grandezza naturale, costituisce lassunto della ricerca dellartista. Il Me, per fattura e plasticità, rievoca i famosi calchi pompeiani che mostrano, in maniera più che realistica, gli ultimi istanti di vita degli abitanti della città sorpresi nel sonno dalleruzione del Vesuvio. Da questo punto di vista, risulta assolutamente in linea con gli studi di Tiberio Gracco, nativo di Pompei, sullantichità, sulla storia, sullarte del luogo. Naturalmente la proposta è molto più complessa, specie alla luce di una contemporaneità nella quale lindividualità e la comunicazione personale sono maggiormente compromessi da una pressante omologazione e da una chiusura nei confronti dellaltro. A ben vedere, un dettaglio risulta emblematico alla lettura dellopera: il Me è rinchiuso su se stesso e manchevole di una gamba, una rappresentazione visiva della difficoltà di camminare, muoversi, rapportarsi e aprirsi alla vita. Il nudo accovacciato rievoca, dunque, solitudine, ma i termini pessimistici sono travalicati da un aspetto fondamentale: lisolamento del quale è protagonista il soggetto è anche sinonimo di silenzio, in quanto tale araldo dintrospezione in una costante ricerca del sé e, in questo, comprensione dellaltro e dellesistenza.