In questi ultimi tempi ho notato come molte aziende vitivinicole hanno iniziato a “testare” la vinificazione di vitigni diversi da quelli consueti e tipici che siamo abituati a degustare nel Cilento. Alcuni hanno provato a vinificare il piedirosso in purezza, altri il moscato mentre altre ancora aziende hanno addirittura vinificato primitivo in purezza; la prima è stata la realtà rurale della Tenuta Calerchia con il suo Primitivo dei Trezeni, mentre di recente la grande azienda vitivinicola Cuomo ha messo in commercio la sua versione di primitivo , il Poseidon. Ad Ascea nelle vicinanze di Casal Velino, con una produzione alquanto inconsueta abbiamo l’azienda agricola di Elvira Licusati, " Le favate " con il suo Raspente, un Cabernet Sauvignon in purezza. Questo vino lo conosco da pochi anni ma ho sempre ammirato l'azzardo di aver prodotto un Cabernet Sauvignon in purezza in una terra dove domina incontrastato il nostro grande Aglianico. Ebbene questo vitigno è stato impiantato meravigliosamente nelle nostre care terre cilentane sviluppando un apparato organolettico molto particolare rispetto ai suoi "fratelli e cugini" sparsi per il mondo. L'azienda ha saputo far emergere le note caratterizzanti del vitigno facendole sposare meravigliosamente con il microclima del luogo. Di fatti è un vitigno che ha sviluppato un sostenuto grado alcolico ( di circa 14%), una notevole struttura che si esprime a toni alti nell'intensità, persistenza e complessità. Insomma un "vino immigrato che porta bene i panni del Cilentano!!!" Tempo fa ebbi la fortuna di poter organizzare tra amici una verticale ( termine preso a prestito dalla sommelleria italiana) con tre bottiglie di annata diversa: 2006, 2008 e 2009. Lo scopo della verticale, oltre ad essere importante strumento per creare un momento di ottima degustazione, serve per valutare lo sviluppo e l'andamento del vino negli anni, osservare l'evoluzione dei profumi, captare le differenze che ci possono essere a causa di cambiamenti del clima negli anni e alla fine capire a quale livello di maturazione abbiamo l'armonia. Generalmente la verticale inizia sempre con il vino più giovane, quindi proprio con il Raspente del '09, il più giovane che presenta un bel colore rosso rubino " denso" con qualche riflesso violaceo che ricorda proprio la sua giovinezza. I profumi che si liberano nel bicchiere sono di frutta rossa e di fiori come la violetta, legati di tanto in tanto a qualche accenno di vegetale; non molto persistente, anche nel palato l'equilibrio è tutto spostato verso le durezze (dunque acidità abbastanza elevata per la tipologia di vino) dove il tannino sembra ancora abbastanza aggressivo. Le mie impressioni sono state quelle di un vino ancora "troppo timido", chiuso da un punto di vista dei flavours: insomma un vino ancora acerbo, che merita e DEVE ancora riposare in bottiglia per esprimersi al massimo delle sue potenzialità. Completamente diverso invece è per il Raspente '08 che, con la stessa consistenza nel colore ma con una decisa unghiatura rosso rubino libera i suoi profumi in maniera intensa, complessa e fine! Il frutto a bacca rossa, che prima era accennato, s'impone decisamente come “amarena sotto spirito", spingendo in avanti la componente eterea, giusta per il titolo alcolometrico acquisito. Successivamente la violetta molto più definita rispetto l’altra annata si confonde con la lavanda e con il gelso accompagnandosi leggermente con alcune note speziate che ricordano la vaniglia o la cannella in relazione al repertorio mnemonico in possesso del degustatore. Nel palato si presenta un vino elegantissimo, strutturato e di gusto pieno; si raggiunge un perfetto equilibrio e le componenti morbide con quelle dure si miscelano egregiamente dominando l'una sull'altra con un movimento che ricorda quello di un mare leggermente agitato. Il Raspente '06 deve essere giustamente aperto circa un'ora prima dalla degustazione scegliendo accuratamente un bicchiere decisamente ampio che possa fornire un apporto di ossigeno ottimale; questo aspetto aiuta la liberazione di profumi. Il bicchiere scelto è il numero cinque della serie Rocco Bormioli consigliata dall'associazione AIS, di circa 60 cl per vini molto maturi o quasi invecchiati. La scelta di questa tipologia di bicchiere è stata obbligata, a parer mio, proprio dal fatto che stiamo parlando di un vino del '06 e che è stato conservato in cantina per altri due anni dall'acquisto. Dunque un vero è proprio "esperimento", considerando che non esiste un "Archivio storico di degustazione" che ci permette di capire se poteva essere un vino da poter invecchiare nelle nostre cantine. L'azzardo ha avuto il premio che meritava. Il colore molto cupo ma ancora vivace presenta delle venature granato molto evidenti; per quanto riguarda l'esame olfattivo, ci sono voluti circa sessanta minuti prima di individuare tutti i sentori presenti nel vino: il vino si è espresso pienamente in maniera decisamente flemmatica. La frutta che nelle annate più giovani si esprimeva come "amarena sotto spirito" in questo caso è trasformata in una confettura di prugne o di ciliegia, con una leggera nota di "acetone" che si libera sporadicamente. Lo speziato è completamente evoluto regalandoci quelle fantastiche note di cuoio , tabacco, addirittura cacao cercando nel nostro repertorio; tutti i floreali sembrano lontani aloni "di profumi pregiati di donna, impregnati sul vestito di qualche persona amata, come una lontana luce che vediamo nell'angolo più remoto della stanza dell'universo. Questo è il ricordo, qualcosa di vagamente lontano ma che in fondo ci è terribilmente familiare. Perdonate la mia escursione letteraria ma delle volte serve proprio uscir “fuori dal solco” e dall'ordinaria descrizione terminologica di un vino per trasmettere quanto più è possibile la passione che si evince da un semplice assaggio. In un solo bicchiere, pochi cl, sono contenuti anni di lavoro in enologia, biologia, accademia da sommelier, accompagnati poi da lavoro fisico in vigna per curare le piantine, in cantina per cercare le migliori tecniche di invecchiamento, e poi la distribuzione, il marketing. Insomma oltre a più di mille sostanze chimiche vi ritroviamo anni di lavoro dietro un bicchiere di vino, meritevole di avere la nostra più massima attenzione e rispetto nell'atto della degustazione.