Cilento a tavola

I degustatori di grappa Cilentani ad Avellino

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Concluso il corso di primo livello per degustatori di grappe e acquaviti nella sezione Cilento istituito dall'associazione ANAG tutti i partecipanti sono stati invitati ad una meravigliosa escursione nel cuore dell' Avellinese, a Venticano presso la distilleria Antonellis. Parlare di grappe e acquavite nel contesto odierno senza la responsabilità acquisita sull'assunzione di alcol e i suoi effetti devastanti sul profilo psicotropico di ogni persona è davvero un azzardo. Un bicchiere di grappa non è come un bicchiere di vino; il sostenuto titolo alcolometrico la rende una bevanda davvero pericolosa per "persone abituate al cicchettino davanti al bar" o per bevitori incoscienti. Ecco perché è importantissimo avere un approccio culturale su questa tipologia di bevanda che può essere costruito attraverso corsi di aggiornamento, serate di degustazione o anche visite aziendali: trovarsi davanti a quei grandissimi macchinari, scoprirne le viscere meccaniche e assuefarsi al profumo metallico degli strumenti impregnati dal profumo di vinaccia sono esperienze davvero uniche e utili. Queste sono le sensazioni che ho provato entrando nella distilleria di Paolo Saverio Antonellis, persona decisamente austera ma di grandissima cultura ed esperienza sui distillati ma anche sull'enologia e d'intorni. Del resto doveva essere per forza così una persona che si trova in un ambiente dove possono vantarsi di avere tra i migliori vini della Campania, con un'esperienza vitivinicola maturata da oltre 150 anni. La distilleria è abbastanza grande dando l'impressione di una struttura architettonica tipica di una chiesa: due navate laterali ed una grande centrale dove in sostituzione dell'altare troviamo un bellissimo alambicco discontinuo completamente in rame. Le prime parole di Paolo vertono subito sul concetto di discontinuità nella distillazione, puntualizzando il concetto che un vero impianto discontinuo è dato dalla discontinuità nel lavoro partendo dagli impianti freddi, piuttosto che dalla discontinuità di carico e dalla tecnologia impiegata. Quindi una vera e propria distilleria a sfondo "artigianale", dove l'artigiano in questo caso rappresenta l'uomo che, diversamente da una macchina, segue manualmente e con accurata supervisione tutti i passaggi che porteranno la trasformazione delle vinacce nello splendido prodotto che solo in Italia abbiamo la possibilità di chiamare Grappa. Processi di trasmutazione, ambienti quasi mistici, profumi decisamente inequivocabili sono gli elementi che caratterizzano questa distilleria, con una produzione caratterizzata dall'uso di tre grandi DOCG campani: Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi. Così come i vini possiedono caratteri e sfumature organolettiche decisamene diverse, lo stesso sarà riscontrabile nelle grappe; distillati provenienti da uve a bacca rossa saranno più "aggressivi e tannici" rispetto ad altri provenienti da uve a bacca bianca, più eleganti e decisamente morbidi. Sarà lo stesso quando saggeremo grappe proveniente da più vitigni rispetto a quelle di monovitigno, dove con una certa esperienza sarà possibile distinguere i diversi vitigni di provenienza. Dunque aspetti simili al mondo del vino li ritroviamo anche nel mondo dei distillati ( del resto basta pensare a quello che sono riusciti a creare gli inglesi con i loro deliziosi whisky!!). Ma la visita aziendale nasconde altri aspetti davvero interessanti, come la "bottaia": una stanza caratterizzata dalla presenza di molteplici botti di capienza diverse che accolgono nel loro interno grappe diverse, custodendole amorevolmente per diversi anni. Saranno proprio da queste botti le nascite delle grappe XT e XF riserva, rispettivamente Taurasi e Fiano di Avellino. Cinque anni di invecchiamento per entrambi in botti diverse: per la prima abbiamo botti di castagno e pero, mentre per la seconda rovere, gelso e ciliegio: magnifiche, di carattere e soprattutto all'altezza degli stessi vitigni dalle quali provengono. Ma cos'è che rende davvero uniche queste grappe nonostante ci troviamo lontano diverse centinaia di chilometri dai territori "del metodo trentino"? Sicuramente la grandissima passione e arte che lega la produzione di questi distillati in cantina, ma anche la scelta di vinacce provenienti da grandissimi vini, la cernita delle stesse ricercando tra centinaia di cassettini quelle che possano sviluppare il miglior profilo organolettico. Ecco perché quando degustiamo una di queste grappe descriviamo successivamente prodotti con un determinato profilo organolettico, di colore brillante e carico, profili olfattivi ricchi ed eleganti, piacevoli e complessi per donare momenti di degustazione e meditazione indimenticabili. Concludo il mio articolo con una domanda rivolta agli esperti nel settore vitivinicolo: quando potremmo provare e saggiare delle grappe proveniente da Aglianici o Fiani del Cilento???

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