Lo scorso 27 aprile è entrato in vigore anche nel territorio della diocesi di Vallo della Lucania il nuovo regolamento per lo svolgimento delle feste patronali e delle altre manifestazioni religiose, ma sulla normativa varata dalla conferenza episcopale campana è già polemica. Il coro di protesta si alza soprattutto dai comitati festa delle parrocchie cilentane che si ritengono «i maggiori danneggiati dalle nuove norme», giudicate «troppo rigide» e in alcuni casi capaci addirittura di «sovvertire alcune tradizioni radicate sul territorio». Le disposizioni che più fanno discutere riguardano lo svolgimento dei cortei religiosi ed in particolare il divieto di «attaccare denari alla statua» o di «raccogliere offerte e fermare la processione mentre si sparano i fuochi artificiali». «Attaccare banconote al vestito delle statue di Santi e Madonne portate in processione è un costume tipico del territorio che appartiene alla nostra tradizione», spiegano da Agropoli, «inoltre i fondi derivanti dalle offerte sono utilizzati per scopi caritatevoli o per mantenere le parrocchie e non v'è alcuna finalità di lucro». Proteste anche ad Eredita, frazione di Ogliastro Cilento, dove la tradizione di appendere ex voto al santo ha addirittura una storia secolare alle spalle. In occasione della festa di San Giovanni Battista, infatti, si usa far indossare alla statua una tracolla rossa che secondo la tradizione sarebbe addirittura stata donata alla curia dal pirata Barbarossa rimasto scioccato da un miracolo compiuto dal patrono della piccola frazione ogliastrese. Il divieto di appendervi denaro o oggetti di valore, quindi, sta facendo discutere gli abitanti della località collinare dell'alto Cilento. Non meno disappunto ha suscitato la regola che impone dei limiti temporali alle processioni che non potranno più trasformarsi in cortei chilometrici: al contrario, per la gioia dei parroci, dovranno essere brevi e «al massimo di due ore». Per numerosi comitati festa, però, anche questa regola rappresenta una limitazione nell'organizzazione degli eventi religiosi: «Prolungare il percorso delle processioni - spiegano da Agropoli dove i cortei difficilmente durano meno di tre ore - serve ad avvicinare più fedeli alla parrocchia». Dalla sede vescovile, però, sottolineano che il nuovo regolamento «non vuole essere una gabbia dove rinchiudervi la libertà e la spontaneità dei fedeli bensì qualificare la pastorale affinché sottolinei con forza la necessità che la nostra religione non può ridursi a qualche pratica esteriore ma deve incidere sul modo di giudicare, pensare e di vivere da cristiani». Per il vescovo Miniero l'obiettivo del nuovo regolamento è di evitare che alcune feste popolari organizzate sul territorio abbiano la sola parvenza di feste religiose e si risolvano in estenuanti maratone che «offendono il decoro e il sacro e non sono certo segno di una chiesa peregrinante». Di qui la decisione di accogliere nella diocesi vallese il documento della Conferenza Episcopale Campana che detta regole per feste religiose, processioni e pellegrinaggi. L'obiettivo è di fare in modo che prevalga sempre l'elemento religioso poiché non è possibile che «una festa che si qualifica quale pubblica manifestazione di fede si riduca a evento paganeggiante, con sperpero di denaro per il cantante famoso e per i fuochi artificiali».