Laccorpamento di piccoli comuni con meno di 1000 abitanti non comporta alcun risparmio per lo stato ma cancella storia ed identità di centri che invece hanno diritto di esistere. E con questo ordine del giorno che 12 centri sui 30 del salernitano in pericolo di essere cancellati dalla manovra anticrisi del governo Berlusconi si sono ritrovati in assemblea per respingere questa ipotesi. Domenica scorsa, presso il Comune di Sacco, si sono ritrovati i primi cittadini di Controne, Ottati, Sant'Angelo a Fasanella, Corleto Monforte, Bellosguardo, Piaggine, Valle Dell'Angelo, Laurino, Castel San Lorenzo, Sacco, Felitto e Magliano Vetere. Con loro anche Enzo Luciano, VicePresidente di UNCEM Campania ed il consigliere regionale Donato Pica. I rappresentanti dei comuni a sud di Salerno sollecitano Provincia di Salerno, Regione Campania ed i parlamentari espressione del territorio salernitano a farsi carico perché la quasi totalità dei centri destinati ad essere accorpati sono comuni montani che con questa manovra, dopo lemigrazione, labbandono economico, lespropriazione delle risorse naturali subiscono lennesimo schiaffo. Respingono invece la tesi che accorpando i piccoli comuni si dia un fermo colpo agli sprechi nella pubblica amministrazione si produca un reale risparmio per lo stato. Piuttosto questo è già stato ampiamente messo in atto con la gestione associata dei servizi che già viene praticato nel salernitano con risultati virtuosi. Lassemblea dei comuni riunitisi a Sacco chiedono pertanto e con forza al Governo di ritirare la proposta riguardante laccorpamento dei Comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti prevista dallart. 16 del D.L. n. 138 del 13 agosto 2011.