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Cilento, agricoltura in ginocchio: cala la produzione di castagne

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Anno nero per l'agricoltura nel Cilento. Il comparto che produce la maggiore ricchezza nel comprensorio, fornendo reddito a centinaia di aziende e stipendi a tanti lavoratori di settore, è in ginocchio. Dopo la crisi degli oleifici anche la produzione di castagne fa segnalare un netto calo rispetto al passato. La causa è da imputare principalmente al cinipide del castagno, la temutissima «vespa cinese», che rappresenta la punta dell'iceberg di una serie di concause che hanno portato al tracollo del settore.Tra i problemi registrati quest'anno la presenza di muffe, funghi e il cosiddetto fenomeno della mummificazione delle castagne, causato dal micete Phomopsis andogena che conferisce al prodotto, apparentemente sano, un sapore sgradevole. Non meno importante l'incidenza del clima che come per gli uliveti ha inciso negativamente anche sui castagneti. «L'autunno terribilmente caldo - spiega Mario Miano produttore di castagne ed ex assessore all'agricoltura, foreste, incendi boschivi e tutela degli animali della Provincia Salerno - ha favorito il diffondersi di un fungo che fa sì che la castagna sia già fermentata prima di cadere». «Inoltre - aggiunge - a giugno c'è stata una cattiva impollinazione con il 40% di prodotto non andato in porto perché non fertile». Ad oggi la situazione appare drammatica, la produzione per l'anno 2014 è stata particolarmente scarsa, con l'80% in meno di prodotto e una qualità molto scadente rispetto al passato. La crisi del settore, però, non rappresenta una novità del 2014. La problematica del diffondersi di insetti ed altre patologie è iniziata circa un decennio fa nel nord Italia e si è poi espansa a macchia d'olio fino al Meridione ma, secondo l'ex assessore Miano, «non è stata ancora raggiunta la punta apicale: la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi anni». Neanche i tentativi messi in atto da Governo e Regioni per frenare il fenomeno hanno avuto esiti positivi. Già da tre anni, infatti, è stata avviata una lotta biologica al Cinipide galligeno del castagno attraverso un altro insetto, il Torymus sinensis Kamijo, suo antagonista naturale. Gli effetti, però, non sembrano essere stati quelli sperati. «Il tentativo di combattere il problema biologicamente è un'ulteriore truffa allo stato», denuncia Miano. «Portare insetti non autoctoni costati un occhio della fronte ai vari livelli istituzionale, ha avuto come solo ed unico effetto quello di arricchire chi ha commerciato farfalle. Il Torymus sinensis è stato preso in Oriente e poi messo in vendita da questi personaggi che hanno rubato soldi ai privati e agli enti pubblici». La soluzione per frenare il fenomeno, invece, potrebbe essere un'altra: «Tanti comuni - spiega l'ex assessore provinciale all'agricoltura - hanno cercato di effettuare dei trattamenti di cultura biologica che sono gli unici che consentono in parte di combattere questa problematica e che permettono alla pianta di essere più forti». Tuttavia sarà difficile risolvere il problema: il quadro del territorio ormai è drammatico: «molti castagneti sono danneggiati – spiega Miano - sarà difficile tornare indietro».

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