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Castellabate, quando la parrocchia entra nella storiografia

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“Storia della Chiesa di S.Maria a Mare”di Mons.Luigi Orlotti

Con l’Intervento del Vescovo di Vallo della Lucania Monsignore Ciro Miniero, sarà presentato, nella Chiesa di S. Maria a Mare, l’ultimo testo di Monsignore Luigi Orlotti. Non ho ancora letto tale libro, ma c’è attesa poichè la Parrocchia ha un ruolo importante come testimonianza della storia locale e dell’iter sociologico della popolazione. Oltre ad archiviare vari documenti, quando i parroci raccolgono loro considerazioni, tratte dall’attenta presenza ed anche dal vasto panorama di confessioni ascoltate, possono dare interessanti documentazioni sullo stato storico, culturale e sociale della popolazione. L’attento e sempre attivo Don Luigi Orlotti ha avuto anche la fortuna di scoprire che il suo predecessore, Don Emilio Giordano, aveva conservato a partire dal 1949, data nella quale era diventato parroco di tale Chiesa, una vasta cronaca scritta, con anche proprie rivelazioni. Riuscendo anche a ricostruire storie dell’epoca dei precedenti, da Don Luigi Guercio a Costabile Montone, ha realizzato un libro che percorre un cospicuo periodo. L’antica cappella di Santa Caterina d’Alessandria, della quale ha scritto il professore Gennaro Malzone nel suo testo “La Cappella di Santa Caterina”, dedicata alla martire considerata ed invocata spesso dai Cilentani quale protettrice dei “pazzi”, spesso considerando tali i diversi, nel 1826 divenne, dato il grande aumento della popolazione, la Chiesa di S. Maria a Mare. In tale Chiesa, oltre alla presenza di un’opera pittorica dedicata a tale Santa, purtroppo non in vista, sembra echeggiare quella religiosità orientale, quel rapporto con il pensiero della lontana terra la cui influenza non è trascurabile. In questo suggestivo luogo che guarda il mare, accanto alla piccola spiaggia, la leggenda racconta che giunse la statua della Madonna pescata in mare da pescatori che l’hanno ormai adottata come loro protettrice. Certo il nome di questa Madonna ed il luogo, con il mare grande simbolo del liquido amniotico, memoria fetale di ciascuno, danno maggiore forza a questa Chiesa ed a questa effige, nella richiesta di un abbraccio con forte sentimento materno, nella ricerca di un abbandono in una rinnovata, protettiva, sacra placenta. E’ un “lavarsi” come in un mare, in Acqua purificatrice, per trovare nuovo vigore. Quando giunsi, decenni or sono, in questo sacro luogo fui colpita indelebilmente anche da una Mostra fotografica esposta, vidi poi organizzare la presentazione di un Concorso di poesie, lette sull’altare, tra una folla di ascoltatori. Questo procedere di Don Luigi in un connubio di sacro trascendentale e sacro immanente di espressioni Artistiche mi entusiasmò, trovai già in sé, in questo iter, un intelligente e coinvolgente procedere inusuale, che precorreva i tempi. Il suo realizzare per anni la sua rivista “Orizzonti Pastorali” con passione coinvolgente, nella quale anch’io fui captata, lo definivano sempre più esempio di pastore d’anime che ben recepiva il valore della Cultura, della Comunicazione, dell’Arte per elevare le personalità. Spesso ostacolato, ha sempre poi ritrovato l’entusiasmo per riprendere il suo cammino anche culturale, anche se in modo sempre diversificato, oggi si pone con questo testo quale esempio a tutte le Parrocchie, nell’impegno di mostrare il contributo che esse possono dare nella storiografia locale e generale. Il professore Vincenzo Volpe che ha scritto la prefazione, conclude rispecchiandolo in due frasi del sacerdote marsigliese Michel Sorkine: ” Scegli la classe, lo stile, mai la moda……… e del brio, per favore, come ne hanno i Santi”………. ed io gli faccio coro. Marisa Russo

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