Camerota. Nuovo allarme del professore Franco Ortolani, ordinario di geologia presso la Federico II di Napoli, per la spiaggia di Cala del Cefalo. Già un anno fa il professore universitario aveva lanciato un segnale di sos per uno dei tratti costieri più belli del Cilento. Ora, a seguito delle ultime mareggiate, la situzione è ulteriormente compromessa.
"Ho evidenziato più volte - dice Ortolani - che le spiagge del Cilento rappresentano monumenti ambientali della natura di incommensurabile valore socio-economico. Le mareggiate che hanno investito le coste cilentane tra il 20 e 22 gennaio 2014 e tra fine gennaio e inizio di febbraio 2015 hanno causato danni irreversibili alla spiaggia della Cala del Cefalo".
"Le mareggiate - spiega il docente della Federico II - hanno investito la spiagge con onde che incidevano obliquamente sul litorale provenienti da circa ovest alimentate da un forte vento da nordovest. La perturbazione atmosferica ha originato una diminuzione della pressione con conseguente sollevamento del livello marino che durante le alte maree ha raggiunto il valore massimo di circa 40 cm, come misurato al mareografo di Palinuro. La durata della mareggiata ha indotto sicuramente un sollevamento (sovralzo) del livello medio marino stimabile in varie decine di centimetri. In concomitanza delle alte maree, pertanto, il livello medio marino sotto riva può essersi sollevato di circa 1 metro al di sopra dello zero idrometrico. In tal modo le onde hanno potuto invadere la spiaggia emersa con accresciuta violenza arrecando gravi danni con erosione dei sedimenti e loro trasporto verso est dove avviene una deviazione verso il mare aperto con perdita irreversibile dei sedimenti stessi, come abbiamo accertato con ripetuti rilevamenti subacquei. I sedimenti erosi e trasportati a profondità superiore a 5 metri dalle forti correnti costiere indotte dalle mareggiate non ritornano più sulla spiaggia".La situazione, quindi, appare sempre più compromessa e, avverte Ortolani, "Altre future mareggiate simili daranno un gravissimo colpo all'intera Cala del Cefalo e alle aree protette retrostanti".
Tra le soluzioni per risolvere il problema, suggerite dal professore, il "restauro geoambientale della spiaggia utilizzando i sedimenti accumulatisi nelle ultime decine di anni nel fondo valle Mingardo, naturalmente nell'ambito di un progetto ecocompatibile messo a punto con i rappresentanti responsabili delle varie istituzioni competenti".
Ma proprio il corso d'acqua che attraversa il basso Cilento può rappresentare un ulteriore problema secondo Ortolani, a causa del "prosciugamento negli ultimi due chilometri prima della foce, che si verifica quasi sempre tra metà agosto e settembre a causa della captazione delle sorgenti Fistole del Faraone che prima alimentavano il corso fluviale".
La ricerca effettuata da Ortolani, mette in evidenza che mentre la spiaggia della Cala del Cefalo sta progressivamente scomparendo per insufficiente alimentazione fluviale di sedimenti, poco a monte si stanno accumulando i sedimenti che dovrebbero alimentarla. Sedimenti che l’attuale regime fluviale non riesce a veicolare fino al mare. "Se si lascia evolvere l’ambiente come fatto in questi ultimi anni - avverte Ortolani - si aggraverà l’erosione della spiaggia e aumenteranno i problemi di degrado per le aree protette e le attività balneari con una prevedibile decrescita socio-economica. I sedimenti che si sono accumulati e che non giungeranno mai a mare, con l’attuale condizione climatica e sistemazioni fluviali, possono essere prelevati meccanicamente e trasportati a mare riproducendo la morfologia fluviale e della spiaggia di alcune decine di anni fa. Ripascimento, praticamente, a chilometro zero". E' possibile, quindi, "intervenire con azioni intelligenti", in assenza si "aggraveranno le condizioni di stabilità costiera con ripetuti e sempre più gravi danni alla strada costiera che collega Marina di Camerota con la superstrada Mingardina. Prima o poi saranno invocate le condizioni di somma urgenza con conseguenti interventi non rispettosi del valore ambientale dell’area, come accaduto all’Arco Naturale".
"In altre parole - conclude Ortolani - ci troviamo lungo uno spartiacque rispetto al quale è ancora possibile intervenire in maniera innovativa con interventi di restauro geoambientale per tutelare il monumento naturale Cala del Cefalo. L’alternativa è il degrado ambientale crescente fino a quando il monumento ambientale da base qualificata di sviluppo socio-economico si trasformerà in una fonte di problemi crescenti e sarà fonte di guadagni più o meno parassitari e barbari”.