La qualificazione alla finale di Coppa Italia è per lAgropoli un obiettivo più che importante, storico. Novantanni di storia, campionati e coppe vinte, match mozzafiato disputati anche con formazioni di grandi città oggi tra i professionisti, ma mai una finale di Coppa Italia conquistata. Siamo dinanzi dunque ad un grande successo perché, al di là del risultato dell1 Febbraio (giorno della finale con il Savoia), lAgropoli sarà presente nellolimpo del calcio regionale. Allenatori, presidenti, calciatori, osservatori, procuratori e semplici tifosi, saranno sulle gradinate dello stadio ad osservare le due formazioni più forti della Campania contendersi il primo, ma non ultimo, trofeo stagionale.
. Già perché lAgropoli non soltanto si gioca la finalissima di Coppa Italia ma sta conducendo anche un campionato strepitoso che la vede dominare il girone B dellEccellenza con un netto +6 sulla seconda che domenica prossima potrebbe diventare anche +8.
Tutti questi successi non hanno segreti: le motivazioni di simili risultati sono palesi. Alle spalle dellAgropoli cè una società forte. Il presidente Cerruti coadiuvato da Francesco Magna, Gianluigi Verrone, Francesco Barone, Giuseppe Nunziata, Maurizio Cauceglia e Mauro Inverso, ha messo su una società organizzata e soprattutto ha creato una rosa più che competitiva affidando le chiavi della sua fuoriserie a quel Francesco Tudisco che di opportunità per sfondare da allenatore ne ha avute poche ma quando le occasioni gli si sono presentate non ha mai fallito vincendo già due campionati a Nola e a Battipaglia (questultimo poi perso esclusivamente per decisione del giudice sportivo).
Eppure lAgropoli ora descritta non è perfetta. Il Savoia forse potrà ritenersi tale perché i bianchi oltre ad una forte scuderia e ad unauto superveloce hanno anche una tifoseria che quando la benzina sta finendo ti sospinge fino al traguardo. Proprio questo manca ad Agropoli: un gruppo ultras che sia il classico dodicesimo uomo in campo. La domenica, gli stadi dove giocano i bianco-azzurri (negli ultimi tempi vestiti inspiegabilmente di granata) hanno molti spazi vuoti. Spazi che una società e una squadra del genere non merita. Eppure il pubblico ha la sua importanza, vedasi Campagna. In quelloccasione in oltre 200 hanno supportato la squadra aiutandola a vincere uno scontro diretto fondamentale. Ma è stato solo un fuoco di paglia perché un tifo del genere non si è più visto. Ma dove sono gli ultras? Quelli che riempivano ogni stadio, quelli che permettevano di giocare in casa anche quando si era lontani dal Guariglia, quelli che facevano sentire i calciatori sempre protetti e che davano coraggio quando le cose non giravano come dovevano? Quellentusiasmo non sembra esserci più. Inutile trovare banali scusanti come fa certa stampa. Non sono certi personaggi ad disincentivare il pubblico a tornare lo stadio. Semmai, invece, proprio la stampa dovrebbe farsi un esame di coscienza ricordando come in alcune occasioni etichettava quegli ultras che sostenevano la loro squadra, utilizzando aggettivi ben poco gratificanti. Ma tutto ciò riguarda il passato. Il presente, parla di un calo di spettatori nel calcio dilettantistico che salvo rare eccezioni (vedi Savoia) supera il 50%.
L1 Febbraio però, quando due squadre, due città, si affronteranno, Agropoli non può e non deve sfigurare. Da Torre Annunziata saranno almeno in 2000 a sostenere il Savoia e gli agropolesi dovranno cercare di non essere da meno . Raggiungere tali cifre è senza dubbio difficile se non impossibile (si pensi anche che Torre Annunziata ha il doppio della popolazione di Agropoli e che ha una tradizione calcistica maggiore). Ma la presenza e lentusiasmo del pubblico per un simile (storico) evento sportivo non devono mancare. Lo si deve alla società e a quegli undici leoni che cercheranno di portare in alto il blasone dellAgropoli e di unintera città. Insomma lU.S.Agropoli 1921 ha fatto già molto, dai dirigenti allo staff tecnico. Ora la palla passa i tifosi o meglio a tutti gli agropolesi. A loro toccherà dimostrare il proprio amore per una squadra che indossa le insegne di unintera città e che l1 Febbraio dovrà rispondere alla chiamata della storia per sedere su un trono che ogni anno viene assegnato soltanto ai migliori della Regione. Ma per indossare la corona e alzare il trofeo al cielo, undici potrebbero non bastare. Serve anche il grido e la vicinanza del pubblico di Agropoli. Se poi quel trofeo giungerà nel Cilento è secondario. Ciò che conta è Agropoli risponda presente alla chiamata della storia come certamente faranno i cittadini di Torre Annunziata già presenti in 4000 nella semifinale di ieri contro il Gladiator. Di tifosi bianco-azzurri nella semifinale di Scafati invece, non ce nerano più di cinquanta. Tutto ciò, a una squadra che vuole crescere a puntare in alto non può bastare.