C'è anche il presidente della Nocerina Giovanni Citarella tra le 15 persone arrestate dai Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Salerno con l'accusa di aver manipolato oltre 130 appalti banditi dalla Provincia di Salerno tra il 2001 ed il 2008. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, corruzione e falso in atto pubblico. L'operazione dei Carabinieri partita questa mattina ha portato all'arresto di ben 15 persone. Circa 300 gli indagati."I provvedimenti - si legge nella nota del Procuratore Capo della Procura di Salerno Franco Roberti - scaturiscono da un indagine denominata Due Torri avviata nel 2007 in direzione di unorganizzazione composta da imprenditori e da pubblici funzionari che ha posto in essere una serie innumerevole di delitti di turbata libertà degli incanti ai danni dellAmministrazione Provinciale di Salerno. Il cartello dimprese, attivo sin dallanno 2002, era articolato su due livelli: il primo, sovraordinato, composto da pochi imprenditori capicordata, diretto dai noti cugini salernitani Citarella Gennaro e Citarella Giovanni (questultimo figlio del defunto CITARELLA Gennaro, imprenditore nocerino ucciso nel 1990 in un agguato camorristico, ritenuto appartenente allorganizzazione camorristica Nuova Famiglia di Alfieri Carmine), promotori dellorganizzazione e traitdunion con i soggetti istituzionali; il secondo, composto da un numerosissima schiera di imprese satellite facenti capo ai primi, che si aggiudicavano sistematicamente gli appalti indetti dallAmministrazione Provinciale di Salerno con il ricorso al c.d. sistema delle cordate, caratterizzato dalla partecipazione alle gare di un consistente numero di società compiacenti, le cui offerte, concordate a 2 tavolino, determinavano la percentuale di ribasso vincente, che talvolta sfiorava anche il 40% della base dasta, recuperata poi con limpiego di materiali scadenti, che in sede di collaudo venivano ritenuti idonei dai tecnici compiacenti, ovvero attraverso la mancata realizzazione anche di intere porzioni di lavoro.In particolare il sodalizio, avvalendosi della corruzione di numerosi tecnici dellAmministrazione Provinciale di Salerno, appartenenti allUfficio Gare o direttori dei lavori, aveva realizzato la sistematica turbativa di tutte le gare dappalto bandite da quella Amministrazione, spartendosi a tavolino i lavori, mediante la commissione di una serie di illeciti funzionali a celarne lillecita distribuzione.Lorganizzazione si era evoluta nel tempo, passando dalle iniziali 64 società, che nellanno 2005 avevano partecipato a 45 gare bandite dalla Provincia di Salerno (aggiudicandosene 35), alle 156 dellanno successivo, fino a raggiungere, nel biennio 2007-2008, una stabile configurazione, caratterizzata dalla presenza di 7 capicordata, gli imprenditori arrestati Citarella Gennaro, Citarella Giovanni, Ruggiero Giuseppe, Di Sarli Luigi, Spinelli Federico; Botta Giovanni e Zingari Emanuele, e da oltre 250 società che, solo nellanno 2007, avevano preso parte a 38 gare, bandite con procedura semplificata (licitazione privata), aggiudicandosene 25, nonché a numerosissime altre gare bandite con diversa procedura (somma urgenza e/o ad evidenza pubblica), aggiudicandosene la maggior parte.Come anzidetto, ciò avveniva con la complicità di numerosi funzionari corrotti dellAmministrazione Provinciale di Salerno, tra cui Orefice Raffaele e De Luca Franco Pio, entrambi destinatari dellordinanza cautelare, nonché di un provvedimento di sequestro preventivo, ai fini della confisca di denaro e titoli di credito, per lammontare complessivo, anche per equivalente, di 120.000.Il 16 maggio 2008, con una serie di perquisizioni presso le sedi delle società indagate, seguite il successivo 27 febbraio 2009 da ulteriori 12 perquisizioni nei 3 confronti di altrettanti tecnici della Provincia di Salerno, erano stati acquisiti fondamentali elementi di riscontro documentale inerenti gli innumerevoli illeciti commessi dallorganizzazione indagata. Con tre informative successive, il R.O.S. ha refertato a questa Procura Distrettuale Antimafia la complessa attività di verifica di oltre 170 gare dappalto bandite dallAmministrazione provinciale di Salerno nel periodo 2001-2008, denunciando lillecita ingerenza del sodalizio in oltre 130 lavori pubblici, in relazione ai quali, sia le procedure di gara, sia la realizzazione e liquidazione contabile delle opere, risultavano viziate dalla reiterata e metodica commissione di innumerevoli delitti.Veniva altresì circostanziato il quadro accusatorio a carico dei promotori, degli appartenenti e dei principali fiancheggiatori dellassociazione, sottoponendo al vaglio dellA.G. la posizione di oltre 300 indagati, responsabili di 302 società, che a diverso titolo avevano concorso nella commissione dei seguenti delitti: Turbata libertà degli incanti; inadempimenti di contratti in pubbliche forniture; frode nelle pubbliche forniture; corruzione per un atto dufficio; corruzione per un atto contrario ai doveri dufficio; abuso dufficio; rivelazione ed utilizzazione di segreti dufficio; falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici; falsità in registri e notificazioni; falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un servizio pubblico; violazione delle norme relative al sub-appalto ex art. 118 D. Lgs 12 aprile 2006 nr. 163 codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture ed altri illeciti minori.Questo Ufficio, nel novembre 2011, ha richiesto allufficio del G.I.P. lapplicazione di misure cautelare personali nei confronti di 52 soggetti, tra cui i promotori ed i principali imprenditori aderenti al cartello dimprese, nonché numerosi funzionari e tecnici della Provincia di Salerno.Il G.I.P., pur concordando sulla sussistenza e gravità del quadro indiziario, dato il lungo tempo trascorso dallaccertamento dei reati fine dellorganizzazione, ha ritenuto essere venute meno le esigenze cautelari, applicando la misura restrittiva 4 solo a carico del gruppo centrale di imprenditori (capicordata e promotori dellorganizzazione) e dei due tecnici provinciali per i quali era stato contestato anche il delitto associativo.Lindagine, in conclusione, ha fatto luce su un articolato ed insidioso sistema criminale, creato da un nucleo di imprenditori contiguo ad ambienti camorristici, da impresari senza scrupoli e da impiegati pubblici corrotti, funzionale allillecita spartizione di ingenti capitali pubblici, che ha di fatto azzerato per molti anni la libera concorrenza. E risultata altresì inficiata, anche a rischio dellincolumità dei cittadini, la qualità di numerose ed importanti infrastrutture pubbliche, costruite in dispregio delle corrette regole costruttive"