Scoppia il "caso castello" ad Agropoli, a seguito delle dichiarazioni che l'ex sindaco Antonio Domini ha rilasciato nell'edizione odierna de "Il Mattino". Sfogliando le pagine del quotidiano partenopeo e leggendo l'articolo a firma della giornalista Paola Desiderio, si scopre infatti che nel Marzo del 2007, ossia prima che si raggiungesse l'accordo tra il Comune e l'architetto Antonio Dente suo proprietario dal '72, era stato pubblicato un annuncio di vendita della struttura per 1 milione di euro. «Agropoli-Salerno, vendesi castello medioevale con mura, torri e sala polifunzionale, parte in ottimo stato, parte da restaurare. Il tutto su una superficie di 12mila metri quadri, euro 1 milione», questo il testo dell'inserzione pubblicata sulla rivista "Affari Città". Poco più di un anno dopo (Giugno 2008), fu firmato il contratto preliminare d'acquisto tra il presidente della Stu Francesco Barone e l'architetto Dente, ma il prezzo di vendita (3 milioni di euro) era ben più alto rispetto a quello indicato dall'annuncio (1 milione di euro).Perché il Castello di Agropoli fu messo in vendita ad un milione di euro nel 2007 e fu acquistato un anno dopo dal comune per una cifra ben superiore? Com'è possibile che da un anno all'altro il valore del bene sia aumentato così considerevolmente pur senza che la struttura subisse modificazioni o migliorie? Perché, ancora, non si è proceduto all'esproprio? E chi ha valutato 3 milioni d'euro il castello di Agropoli?
Tutte domande alle quali non riesce a darsi una risposta Antonio Domini, consigliere comunale ed ex sindaco che, dalle pagine de "Il Mattino" punta il dito contro l'amministrazione comunale: «Secondo me il castello è stato pagato più del suo reale valore dichiara Domini a "Il Mattino" con atti che non sono del tutto chiari e con procedure alquanto strane, per esempio con la costituzione dellAgropoli stu come srl e non come spa, forma societaria poi adottata dopo lacquisto del castello. Questa vicenda graverà sulle tasche dei cittadini per trentanni. Peraltro è del tutto incomprensibile che si spendano tre milioni di euro di soldi pubblici per acquistare un bene il cui valore non è stato definito da nessuno. Lacquisto, invece - conclude Domini - sarebbe dovuto avvenire attraverso un esproprio sulla base della stima effettuata da un estimatore iscritto allalbo». K.G.