Aula consiliare di Agropoli gremita, sabato, 7 maggio, alla presentazione del libro EDUCARE COMUNICANDO PER COSTRUIRE IL FUTURO di Germano Bonora, edito in aprile da Larcolaio Editrice di Gianfranco Fabbri di Forlì. Oltre a occupare tutti i posti a sedere, non meno di sessanta persone sono rimaste in piedi dalle 18,30 alle 20.30 per ascoltare gli appassionati interventi del sindaco, avv. Francesco Alfieri, che dopo il saluto rituale ha dato il suo autorevole contributo, aprendo la discussione, seguito dal benemerito assessore allIdentità Culturale, Francesco Crispino. Il Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione, S. E. Dott. Vitaliano Esposito, partendo dallarringa di Piero Calamandrei in difesa di Danilo Dolci al processo di Palermo per lo sciopero alla rovescia, si è soffermato sui temi centrali del libro, svolgendo unappassionata lectio magistralis di cultura giuridica, degna del padre nobile della Costituzione italiana.
La Prof.ssa Elvira Lo Bascio Milano, presidente dellHAUSER di Agropoli, si è intrattenuta a lungo sulla figura del Poeta - educatore triestino, facendo riferimento allaltro libro di Bonora, DOLCI RICHIAMI - testimonianze di familiari, amici e collaboratori su DANILO DOLCI, uscito a fine marzo da Arduino Sacco Editore di Roma.
Il giornalista scrittore Clodomiro Tarsia ha illustrato lopera di Bonora, citando alcuni tratti significativi di Educare comunicando .
Il prof. Luigi Speranza, fine dicitore, ha interpretato alcuni brani dei due libri, suscitando scroscianti applausi.
Regista della manifestazione culturale la prof.ssa Giuseppina De Marco.
Ha concluso i lavori la scrittrice Milena Esposito, che, dopo unacuta premessa introduttiva, ha posto alcune domande allAutore.
Ecco il testo integrale dellintervista.
1. Chi sono i destinatari del suo libro?
Destinatari del mio libro sono i giovani, non quelli dellanagrafe, ma quelli della mente e del cuore, che sognano di costruire il futuro con il contributo degli altri, anzi di altre creature, cioè di persone destinate a creare il proprio avvenire, secondo le capacità e le attitudini di ciascuno, secondo i propri talenti, senza subire il dominio di duci, di führer, di zar, di leader o di capi carismatici.
Cè da precisare che il carisma attiene allambito religioso, non alla politica, che Paolo VI considerava la più alta forma di carità.
La manipolazione delle parole a fini di dominio è, purtroppo, comune a tutti i regimi, compresi quelli apparentemente democratici.
Nei regimi autocratici o dispotici la manipolazione del lessico e della verità dei fatti avviene sistematicamente con loccupazione dei media, affidati a complici e manutengoli asserviti alla diffusione e inoculazione mediatica del virus del dominio.
2. Chi è, per lei, Danilo Dolci?
Ho dedicato tre libri a Danilo Dolci. Qui mi limiterò allessenziale.
Danilo Dolci è uno che alla fine del corso di architettura, anziché discutere la tesi di laurea già presentata, decide di recarsi a Fçssoli, lex campo di concentramento nazista, trasformato da don Zeno Saltini in un luogo di accoglienza per sbandati di guerra denominato NOMADELFIA, che significa la fratellanza è legge. Vi rimase tredici mesi, facendo da segretario di don Zeno senza trascurare i lavori più umili.
Alla vigilia della chiusura da parte dei celerini di Scelba e della sospensione a divinis di don Zeno dalle complici gerarchie ecclesiastiche, Danilo si trasferisce in Sicilia, nella zona di Trappeto, una frazioncina di Balestrate dove il padre Enrico era stato capostazione. Il giovane Danilo considerava quella terra la più povera del mondo, pur essendo tra le più dotate dalla madre Natura, per loppressione del sistema politico, mafioso e anche religioso.
DANILO DOLCI, dopo le analisi, gli scioperi alla rovescia, le lotte contro la violenza del sistema politico/mafioso/religioso, dedicò gli ultimi trentanni della sua straordinaria vita allEDUCARE MAIEUTICO, limitandosi a porre domande e ad ascoltare, valorizzando le risposte in un reciproco adattamento creativo.
La Sicilia occidentale diventa così una sorta di laboratorio di analisi sociopolitica di valenza universale.
Norberto Bobbio fu il primo a sottolineare, fin dal 1955, nella Prefazionea Banditi a Partinico, il forte nesso tra il dire e lagire affermando: La via scelta da Danilo Dolci è stata diversa, tanto diversa da essere insolita e singolarissima: è stata la via del non accettare la distinzione tra il predicare e lagire, ma del far risaltare la buona predica dalla buona azione, e del non lasciare ad altri la cura di provvedere, ma di cominciare a pagare di persona.
il Dolci è il maggiore se non il primo operatore socioculturale in cui il dire e lagire sono una cosa sola. Un esempio di coerenza straordinario nella storia civile, sociale e letteraria del nostro Paese.
Danilo fu candidato nove volte al Nobel per la pace, che non gli fu attribuito per aver conseguito, a soli 34 anni, lomologo Premio Lenin da Mosca, pur non essendo mai stato marxista né comunista, ma fedele al culto della pace e della nonviolenza, per cui gli fu conferito dallIndia il Premio Gandhi, lunico in Occidente. Fu denominato per questo il Gandhi siciliano.
3. Fin dagli anni '50 Danilo Dolci si è interrogato in profondità sul senso del comunicare e sugli sviluppi educativi, sociali, politici e umani.
Per comunicare non basta l'iniziativa del singolo: occorre l'attivo corrispondere di un altro, di altri".
Danilo Dolci ha denunciato i danni derivanti in ogni ambito da rapporti unidirezionali, trasmissivi, violenti e ha proposto l'alternativa della comunicazione.
Trasmissione e comunicazione: vi è un voluto uso errato nelluso comune e più propriamente televisivo?
Qual è lalternativa della comunicazione?
Pur non essendo filologo di professione, Danilo Dolci aveva a cuore la precisione lessicale, rilevando la forte differenza fra il trasmettere e il comunicare, che purtroppo anche i migliori dizionari italiani danno per sinonimi, perché luso li ha resi tali.
Ugualmente sottolineava la differenza sostanziale tra il potere, che compete a tutti per diritto naturale, e il dominio, che è la malattia del potere.
La pubblicità è certamente un fatto trasmissivo, unidirezionale, tanto più violento quanto più sofisticata e subliminale, che arriva a suscitare negli spettatori sprovveduti il bisogno del superfluo.
Eppure per molti i pubblicitari sono considerati impropriamente dei grandi comunicatori.
La pubblicità induce nel pubblico più fragile e sprovveduto il bisogno del superfluo, come dimostrano i cassonetti della monnezza che ammorbano non solo Napoli, ma tutte le città.
Qualcuno ha profetizzato che finiremo sommersi nei nostri stessi rifiuti, vale a dire per esaurimento delle risorse utilizzabili. Per entropia.
Questa coinvolge anche linformazione, che è tanto più carente quanto maggiore è lentropia.
Il saggio La comunicazione di massa non esiste, pubblicato nel 1987 a Latina, anticipa le sei edizioni della Bozza di MANIFESTO dedicata alleducatore che è in ognuno di noi al mondo. Vi aderiscono educatori, artisti, economisti, scienziati, tra cui i Nobel Rubbia e Levi - Montalcini. Fin dalla prima edizione, nel 1989, vi aderisce anche un gruppo di docenti di Agropoli, la cui Giunta Municipale il 18 aprile del 1981, proclamò il Dolci cittadino onorario di Agropoli, dedicandogli la piazzetta adiacente al museo dopo la prematura dipartita.
4. Insegnare = imprimere un segno; educare = trarre fuori.
Tale differenza è ben sottolineata nel suo libro partendo da un approccio etimologico. Nonostante il corpo docente sia formato per la maggior parte da donne, la cultura e il sapere che nella scuola vengono trasmessi (cito volutamente il verbo trasmettere) sono fortemente segnati al maschile, con lesito paradossale che le donne insegnanti concorrono a tramandare una cultura che (secondo la filosofa e docente Adriana Cavarero) emargina le donne.
Luso della lingua è assai meno neutro di quanto si creda.
Cosa impedisce di usare come nomi corretti questora, sindaca, prefetta? Non trova che il linguaggio sia fortemente segnato al maschile?
Non ho nulla da aggiungere alle puntuali osservazioni.
Alla voce insegnante Danilo preferiva quella di educatore, che comporta unoperazione di tipo socratico.
Come alla parola pedagogia (= condurre, guidare il fanciullo) preferiva educazione.
Socrate amava ripetere che, come la madre ostetrica aiutava le partorienti a dare alla luce i bambini che le madri stesse portavano nel grembo, lui aiutava i giovani con la maieutica (= la tecnica dellostetrica) a produrre, a far venir fuori il meglio dalle loro menti, senza alcuna pretesa di aggiungere o condizionare le loro scelte.
Socrate nella sua conversazione maieutica si serviva costantemente dellironia, mentre Danilo non ricorre mai allironia, che considera del tutto negativa e contraria alla creatività e alla crescita. Paralizzante.
Danilo Dolci ammonisce i genitori a non assecondare troppo i capricci dei figli, perché in tal modo rischiano di farne degli adulti infanti, impedendone la creatività e la crescita.
5. Luso della lingua è assai meno neutro di quanto si creda. Cosa impedisce di usare come nomi correnti come questora, sindaca, prefetta? Non trova che il linguaggio sia fortemente segnato al maschile?
Il lessico risulta fortemente condizionato dal dominio maschilista. Eppure è ben noto che le donne sono più sensibili e studiose dei maschi non solo in famiglia, ma anche a scuola e alluniversità.
Nelle professioni liberali, oggi, ci sono sempre più donne; le trovi anche nellesercito, nella marina, nei corpi di polizia, nella magistratura, nella politica militante. Ma raramente le trovi ai vertici delle istituzioni, perché esiste una sorta di sbarramento da parte dei maschi. La risoluzione del problema non sta nelle quote rosa, che vuol essere una gentile concessione da parte dei maschi ai diritti delle donne.
Lo storico Ruggero Ruggero Moscato mi diceva di aver trovato alcuni atti notarili, nei quali le donne, benché di origine gentilizia, avevano messo il segno di croce al posto della firma, con la precisazione del notaio: analfabeta perché nobile.
I figli dei nobili erano esclusi dallistruzione come dalle professioni liberali, le quali erano giudicate professioni borghesi.
Per conservare intatto il patrimonio, i maschi non primogeniti restavano scapoli e le femmine andavano in convento.
Queste consuetudini feudalesche sono rimaste in uso, specie nel meridione, fino alla metà del secolo scorso.
6. Il rapporto tra educazione, creatività e sviluppo: dove rimane il contributo del discente al docente?
Esiste un nesso forte fra educazione, creatività e sviluppo, intendendo per sviluppo la crescita, che è favorita dal COMUNICARE MAIEUTICO.
Danilo sognava la Terra come una sola POLIS, CREATURA di CREATURE, che è anche il titolo di unantologia di poesie scritte dal 1949 al 1978, uscita da Feltrinelli, nellaprile del 1979, con la prefazione di Mario Luzi e una nota sulla quarta di copertina di Andrea Zanzotto.
Allurbe - omile Danilo Dolci contrappone la città - territorio: il luogo in cui il sociale comprende non solo coloro che lavorano direttamente o indirettamente nella terra con la terra, ma anche animali, alberi e erbe, anche laghi e monti, verso la città terrestre. [ ]
La città è il luogo in cui ognuno, pensando attraverso i suoi occhi e le sue mani, sappia gioiosamente valersi di acque nitide e respirare venti puliti; la città che impari criticamente dal passato e impari a rispettare il futuro.
Una città dove i bambini possano esprimersi e siano rispettati, non scandalizzati e in infinite forme violentati ove la scuola non atomizzi massificando. Non lomile che aumenta le proprie dimensioni come una cisti presuntuosa e lussuosamente parassita, o predatrice, della campagna.
[Nessi fra esperienza etica e politica, 1993, pp. 67-8]
7. Ogni osservatore/osservatrice che descrive il mondo sta descrivendo se stesso/a che descrive quel mondo; ogni educatore/educatrice che valuta la capacità di un discente, di una discente sta esprimendo un giudizio più o meno positivo sulla loro relazione. Secondo lei, quanto loggettività della valutazione delleducatore/educatrice diventa un alibi a chi non vuole assumersi la responsabilità morale dellinevitabile soggettività delle proprie scelte?
Nel mondo come nelle altre creature esiste sempre un riverbero di chi lo descrive o lo esamina.
In ogni rapporto interpersonale, intercreaturale cè sempre un interscambio: un reciproco adattamento creativo. Una concrescita.
Nel 1979, nella prefazione allantologia poetica Creatura di creature. Poesie del 1948-79 Mario Luzi afferma: Danilo è oggi uno di coloro che ci porta più lontano dallimpasse in cui si è dibattuta la poesia e la cultura moderna.
In realtà la poesia pura o ermetica si era chiusa, non soltanto in Italia, nella torre davorio, isolandosi dal mondo reale, per concentrarsi nel proprio mondo spirituale.
Nella letteratura, come nellarte e nella cinematografia vigeva lengagement, limpegno politico, civile e culturale degli intellettuali organici, a danno della creatività.
Il Dolci ebbe il merito di aver liberato larte e la letteratura dalle pastoie dellideologia e dellintimismo,
riconducendo la poesia alla radice ellenica: poiein, che richiama il fare, loperare.
Nella sua produzione poetica molte poesie sono virgolettate perché di fatto lui le ha raccolte dalla viva voce di contadini, pescatori, pastori e tanti altri poveri cristi che da secoli non avevano voce perché schiacciati dal virus del dominio.