Egregio presidente,
il circolo Legambiente “Cilento Verde” di Agropoli è nato quasi trenta anni fa, nel 1985, a seguito di una grande mobilitazione popolare per impedire che fosse attuato un progetto di utilizzo turistico-immobiliare nella baia di Trentova e Tresino.
Dopo anni di battaglie, grazie all’istituzione dell’Ente Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni - per il quale il nostro circolo, come membro del Coordinamento di istituzione del Parco, svolse un forte ruolo - alcuni progetti di tipo speculativo, come i tanto pubblicizzati villaggi turistici e, più recentemente, i campi da golf, sono stati accantonati.
Negli anni scorsi di proposte come quest’ultime, del tutto avulse dal contesto ambientale di cui discutiamo, che si rammenta è anche area SIC e zona ZPS, ne abbiamo sentite molte e delle più svariate. Sono passati solo pochi anni da quando ci vedemmo costretti ad opporci alla realizzazione della cosiddetta “Via del mare” che avrebbe dovuto risolvere (ma ahinoi così non è stato!) i problemi di accessibilità veicolare al porto di Agropoli. Un progetto questo, che era stato autorizzato dallo stesso Ente Parco!
Oggi tuttavia, l’aspetto dell’area di Tresino è molto cambiata rispetto al passato, nonostante i richiamati progetti siano naufragati, grazie soprattutto alla nostra opposizione. Come spesso accade, infatti, sono i tanti, piccoli, dissennati interventi, spesso accompagnati da un incremento non considerato della pressione antropica, che producono gli effetti più devastanti per l’ambiente ed il paesaggio.
Ci riferiamo, nella fattispecie, al recente ripristino di una strada privata che conduce alla spiaggia di Trentova, e alla realizzazione del sentiero “naturalistico” (!?) che da essa diparte. Entrambi questi interventi - constatiamo a malincuore - hanno visto l’autorizzazione e/o il patrocinio dell’Ente Parco!
Allora siamo a chiederci, alla luce di quanto sopra detto, se durante il procedimento istruttorio di un progetto, oltre alla conformità dello stesso al Piano, l’Ente Parco effettui una valutazione complessiva del suo potenziale impatto sull’ambiente, anche e soprattutto in termini di incremento della pressione antropica che quel progetto genera, in relazione alla sua capacità di rendere fruibili aree altrimenti inaccessibili.
Di fatto i due interventi sopra menzionati hanno reso raggiungibili, non solo ai pedoni ma anche ai motoveicoli, quelle piccole cale che ricadono (siamo costretti a ricordarlo) nella zona di massima tutela del Piano del Parco (zona A - Riserva Integrale), nella quale le attività antropiche dovrebbero essere regolamentate ed estremamente valutate. Le due cose confliggono fortemente e ciò è
ancora più evidente se si aggiunge che la piccola baia, prospiciente le cale e l’area costiera in questione, è invasa quotidianamente da decine di imbarcazioni.
Si è giunti persino al paradosso che, in un recente articolo su “La Città” di Salerno, un giornalista lamentasse che il crollo di alcuni pali in legno lungo il sentiero in questione “impedisse il passaggio di auto, moto e pedoni”. Ora, che un sentiero, una volta realizzato, vada manutenuto e messo in sicurezza questo è ovvio e chi è incaricato a farlo se ne deve assumere in pieno le responsabilità, ma che ciò debba essere fatto per garantire l’accesso alle auto e alle moto, in quell’area è davvero inaccettabile. Né sono mancate le voci di associazioni, sedicenti ambientaliste, le quali lamentano la presenza di cancelli, recinzioni o altri “ostacoli” vari alla fruizione del promontorio di Tresino e della sua area archeologica, ignorando del tutto che le aree di massima tutela o d’importanza archeologica, come quelle in questione, non possono essere interessate da una fruizione turistica di massa, in quanto caratterizzate da un equilibrio naturale estremamente vulnerabile, che un’eccessiva pressione antropica metterebbe a repentaglio, soprattutto nella sua componente biotica, la cui tutela è e resta l’obiettivo principale dell’istituzione del Parco.
Ci rendiamo conto che quanto sopra è in parte ancora frutto di quel retaggio culturale obsoleto che ha portato ad una visione distorta della tutela ambientale e che permea ancora la nostra società, ma ahinoi anche chi amministra e chi è chiamato a vigilare, non possiamo tuttavia rassegnarci al fatto che tale impostazione culturale venga poi avallata da chi come l’Ente Parco sarebbe chiamato invece ad un’azione di sensibilizzazione ed educazione ambientale diametralmente opposta.
Riteniamo pertanto necessario chiederLe di intervenire urgentemente per accertare la congruità degli interventi in questione e valutare la necessità, per il futuro, di rivedere e ripensare, nei termini sopra esposti e da noi auspicati, le logiche che sottendono alle proprie autorizzazioni.
Distinti saluti.
LEGAMBIENTE CAMPANIA LEGAMBIENTE CIRCOLO CILENTO VERDE-AGROPOLI
REPLICA DEL GIORNALISTA DE LA CITTA' ANDREA PASSARO:
In riferimento all’articolo pubblicato su “Infoagropoli” in data odierna dal titolo “Lettera aperta di Legambiente al presidente del Parco” mi preme fare alcune precisazioni. Nell’articolo suddetto la sezione locale di Legambiente critica il recente ripristino “di una strada privata che conduce alla spiaggia di Trentova e la realizzazione del sentiero “naturalistico” (!?) che da essa diparte”. Meglio tardi che mai direi. Finalmente anche l’architetto Pasquale del Duca, quale presidente locale dell’associazione ambientalista, si è accorto che il percorso trekking inaugurato dall’amministrazione in carica in data 7 luglio 2013, fatto eseguire dal comune in collaborazione con privati, è uno sfregio operato a danno della baia di Trentova. Mi fa specie però quando lo stesso Del Duca, riferendosi ad un mio articolo in cui andavo a sottolineare l’esistenza di alcuni pali pericolanti che su tale percorso minacciano l’incolumità dei cittadini, afferma: “Si è giunti persino al paradosso che, in un recente articolo su “La Città” di Salerno, un giornalista lamentasse che il crollo di alcuni pali in legno lungo il sentiero in questione “impedisse il passaggio di auto, moto e pedoni”. Ora, che un sentiero, una volta realizzato, vada manutenuto e messo in sicurezza questo è ovvio e chi è incaricato a farlo se ne deve assumere in pieno le responsabilità, ma che ciò debba essere fatto per garantire l’accesso alle auto e alle moto, in quell’area è davvero inaccettabile”. Voglio ricordare a colui che opera tali osservazioni che l’accesso ad auto e moto all’area battezzata “Scoglio del sale –Cala Pastena” poco più di un mese fa non è stato voluto e favorito certo dallo scrivente ma piuttosto dall’attuale amministrazione comunale che, a seguito di un accordo con i 4 proprietari della strada privata ha sborsato il 50% della spesa (circa 25 mila euro) per il ripristino del manto stradale ottenendo come contropartita l’apertura e la libera fruibilità della stessa anche ad auto e moto. Inoltre, faccio sapere a Del Duca che qualche settimana fa nella medesima zona un palo cadde improvvisamente sulla strada, affollatissima in questo periodo, fortunatamente senza colpire alcuno. E’ piuttosto questo dato di fatto a risultare paradossale, non certo l’allarme da me lanciato in quanto un percorso appena inaugurato non può presentare pali cadenti o legati con fil di ferro; alghe che anziché essere smaltite sono state annacquate tra la vegetazione. Che dire poi della modificata conformazione della caletta della Scoglio del sale? Chi la frequentava ieri e ci si reca anche oggi si è accorto che essa è stata totalmente modificata, pare dal passaggio delle ruspe scese in spiaggia. E dello scivolo che presenta la stessa, cosa dire? Credendo di aver risposto in modo esaustivo alla sibillina ironia del Circolo verde di Legambiente mi compiaccio di sapere che esso è ancora attivo sul territorio, sebbene sia rimasto silente su alcune situazioni in cui un suo intervento, come quello di altre associazioni che hanno a cuore l’ambiente, sarebbe stato auspicabile. Alcuni esempi? Non ha proferito parola sulle alghe accantonate sulla spiaggia della Marina; in merito ai pontili galleggianti piazzati, sempre qui a pochi passi dalla battigia; sullo stato di abbandono in cui versa il percorso Trentova-Tresino, con rifiuti che si mescolano alla vegetazione. Spero Del Duca non vorrà elencarmi ora le tante battaglie operate negli anni dal circolo locale (alcune sicuramente molto valide) in quanto il ruolo che rivesto non è politico ma di altro genere e sono sempre stato dalla parte di chi difende il territorio. La mia quindi non vuole essere polemica ma auspico che nel prossimo futuro questi possa rivolgere le sue critiche non a chi fa il proprio lavoro cercando di operare sempre una critica costruttiva che abbia quale unico fine il bene del paese in cui vive, ma piuttosto ai veri artefici di operazioni che fatte di “fretta e furia”, risultano poi “arrangiate”. Queste persone, che bene hanno operato in alcuni casi, in altri sono molto carenti, peccato che mai lo ammetteranno. Andrea Passaro