La Fornace di Campamento, raro esempio di archeologia industriale, da oggi entra ufficialmente a far parte del patrimonio comunale. Questa mattina è stato sottoscritto l'atto pubblico di trasferimento del bene al Comune di Agropoli che ha esercitato il diritto di prelazione sulla vendita per la cifra di 100 mila euro. «La Fornace commenta il sindaco Alfieri rappresenta un elemento significativo della storia e dell'identità culturale della comunità agropolese. La fabbrica dei laterizi, in attività dal 1880 al 1969, è stata parte caratterizzante dell'economia e dello sviluppo della città.
Oggi è una giornata importante, perchè consegniamo ai cittadini e al patrimonio pubblico uno dei simboli di Agropoli, così come abbiamo già fatto con il Castello medievale. Siamo pronti per avviare un'opera di riqualificazione della Fornace, un vero e proprio monumento al lavoro di unintera generazione, che si trova nel cuore del tessuto urbano, già interessato da fondamentali interventi di valorizzazione».
Con decreto del Direttore Regionale per i beni Culturali e Paesaggistici, la Fornace di Campamento, presente su unarea di circa 2300 mq, è stata riconosciuta di interesse particolarmente importante e, pertanto, sottoposta a tutela. A luglio, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Salerno e Avellino ha comunicato il trasferimento a titolo oneroso dellimmobile per consentire al Comune di Agropoli di proporre eventualmente la prelazione.
La Fabbrica di laterizi e la sua Fornace
E uno dei pochi esempi nel territorio di archeologia industriale e sorge lungo il fiume Testene, in una zona ricca di giacimenti di argille plastiche, nota con lantico toponimo di Campamento.
I lavori per la costruzione della fabbrica, realizzata a mattoni pieni, furono avviati nel 1876/79, nel 1880 era già in piena attività ed è stata in funzione fino al 1969. Lintero complesso era composto da sei forni, e da piazze per raccogliere ed impastare il materiale e per conservare il prodotto finito. A poca distanza dai forni era collocata la macchina per la preparazione dei mattoni ed il deposito. La sua originaria copertura occupava interamente due piani e la caratteristica ciminiera della sua fornace era, secondo quanto si racconta, alta circa 51 metri.
Il modulo produttivo fu immediatamente regolato secondo i più avanzati e moderni sistemi dellepoca. Fu scartata la lavorazione manuale del materiale laterizio e furono installati appositi macchinari. I forni di Hoffman, ossia ambienti continui in cui i materiali da sottoporre a cottura potevano essere fissi oppure mobili, che risultarono efficientissimi. Allinizio vennero chiamate alcune maestranze da Pisa, per addestrare gli operai locali nel lavoro della creta che veniva estratta in grande abbondanza lungo il fiume Testene, a partire dal grande Ponte di Ferro. Lungo tutto il suo tragitto vi erano squadre di operai al lavoro per il prelievo dellargilla che, in un primo momento, veniva trasportata a dorso di mulo, poi furono acquistati i carrelli, tirati dagli stessi animali. Scorrevano sui binari, che dalle rive del corso dacqua arrivavano fino nei pressi della grande fornace; sino a qualche anno fa erano ancora ben visibili nellattuale via S. DAcquisto. Dove è attualmente il giardino comunale, sul lato sud-est della fornace, vi erano dieci piazze, atte a raccogliere e il materiale e il prodotto finito accatastato, pronto per essere venduto o imbarcato. Dove, oggi, sorge il capannone dellEnel , vi era la macchina per la preparazione dei mattoni; unaltra costruzione, che serviva da deposito, era lì dove ora è installata la cabina elettrica.
La copertura originaria
copriva due piani. Il suo punto più alto partiva a tre metri circa di altezza
dalla ciminiera e poi degradava a spiovente, verso lesterno, coprendo i vani di
copertura della fornace. Essa si arrestava sui muri perimetrali del forno, come
sul lato di via Libertà (area che veniva usata anche per accatastare il prodotto
finito), ma fuoriusciva per alcuni metri poggianti sui pilastri di cemento,
sotto la cui volta si creava un grande ambiente aperto dove poter lavorare nei
mesi invernali. Le acque della copertura defluivano in un apposito canale,
sottostante allestremità delle colonnine. Già nel primo decennio di attività,
la fornace occupava 60 persone, senza contare coloro che si pensavano alla
pulizia del deposito e degli attrezzi. Allindomani dellUnità dItalia, furono
avviati i lavori di vari tronchi delle Ferrovie di Stato, tra questi uno tra i
più importanti fu il Napoli-Reggio Calabria. LEnte ferroviario per costruire
gli uffici, i muretti, i caselli, i ponti, lungo la tratta Battipaglia-Vallo
della Lucania si servì del materiale prodotto nella fornace della nostra
cittadina. Ancora oggi sono ben visibili nel territorio alcune delle più
imponenti realizzazioni a mattoni pieni dalla fornace e sono i numerosi ponti
ferroviari in contrada Frascinelle ed Isca degli Alvani, ad Agropoli, ponti
rossi a Lustra ed il ponte sul fiume Alento ad Omignano
Scalo.
La fornace di Agropoli ieri e oggi, guarda le foto: clicca qui