Non vuol essere una biografia nostalgica (amarcord) dell'Autore, ma la testimonianza degli incontri con le persone che hanno cambiato il corso della sua vita: Armida Passaro, Padre Giacomo Selvi, Danilo Dolci altri, ai quali ha dedicato alcuni libri, di cui riporta alcuni episodi essenziali su sollecitazione dei cinque nipoti.
Il libro procede sotto forma d'intervista da parte dei cinque nipoti.Per gentile concessione dell'Autore, pubblichiamo qui la NOTA INTRODUTTIVA del
libro
Da un bel po' di tempo avevo in mente di scrivere i momenti più
rilevanti della mia esistenza. Che considero del tutto normale, come quella di
tante persone, nate e cresciute in un paesino del Sud. Ma proprio per questo,
forse, più credibile e degna di essere raccontata.
Scorrevano, intanto, sullo
schermo dei ricordi le sequenze di un film intensamente vissuto, le cui vicende
s'intrecciavano come i rami di un albero annoso, fortemente radicato. Una saga
minima, ma non priva di eroi idealistici eppur concreti nell'operare, che si
sono battuti con coraggio, donando la vita per i loro ideali di fraternità e di
pace universale, da attuare con il contributo di ciascuno in modo
nonviolento.
Il destino mi ha fatto incontrare, al momento opportuno, persone
eccezionali, che mi hanno arricchito spiritualmente, favorendo, giorno dopo
giorno, la mia crescita socioculturale e anche spirituale, non senza riverberi
benèfici nei rapporti con gli altri. In tutti gli ambiti. Dalla famiglia alla
scuola, dalla società umana a tutto il resto del creato.
Lo scrittore è
mosso abitualmente dalla volontà di ricordare e testimoniare. Uomini e cose.
Fatti ed emozioni. Questa, a mio avviso, è la prima leva delle opere letterarie.
Per non dimenticare. Ma anche per poetare (poiêin = creare), inseguendo le
proprie fantasticherie.
Mi sembrava banale tracciare un'autobiografia
annalistica, come usano i personaggi illustri. Non essendo né importante né
meritevole di notorietà, sono ricorso all'espediente di farmi intervistare dai
nipoti, perché i ragazzi hanno curiosità e purezza di cuore, che vanno scemando
con l'età adulta. Altre volte ho fatto io le interviste agli altri, espungendo
poi le domande per rendere il racconto più fluido e diretto. Questa volta ho
invertito le parti.
La curiosità è la madre della filosofia. E della scienza.
Per la straordinaria curiosità innata i bambini pongono continuamente
interrogativi agli adulti e a se stessi, per conoscere la realtà che li circonda
e altro. Sono, perciò, filosofi in herba.
Nel caso specifico i piccoli
intervistatori mi facilitano il compito, togliendomi l'imbarazzo di esporre
fatti personali e familiari.
I più piccoli volevano notizie soprattutto
della mia fanciullezza, per confrontarla presumibilmente con la loro. I più
grandi erano molto interessati al contenuto dei libri da me scritti e ponevano
quesiti per saperne di più. Qualcuno, infervorandosi nella discussione, si
riprometteva di fare lo scrittore da grande.
Quando comunicai loro il mio
progetto, si sentirono inorgogliti e non vedevano l'ora d'iniziare la
conversazione, necessariamente a puntate.
Cominciai, intanto, a chiedere a
ciascuno di loro che cosa avrebbe voluto sapere in modo particolare del mio
passato, appuntando su un taccuino le singole curiosità. Che, infine, ho
tradotte in domande organicamente strutturate nel procedimento
narrativo.
Dagli anni Ottanta in poi, le tappe della mia esistenza sono
contrassegnate in gran parte dai titoli dei libri pubblicati. Mi sono soffermato
sugli incontri con alcune persone speciali, che li hanno direttamente o
indirettamente ispirati. Non potevo trascurare la veggente Armida Passaro, donna
di profonda spiritualità, dotata di carismi straordinari, alla quale ho dedicato
due libri: Dio solo parla all'anima e Agropoli come Lourdes. Uno spazio ancora
maggiore ho riservato a padre Giacomo Selvi, un autentico missionario mariano,
morto in concetto di santità, per cui è stata avviata la causa di
beatificazione, a seguito delle testimonianze da me raccolte nel libro Grazie,
Padre Giacomo! - Il Novello Francesco in terra di Agropoli.
Vivo interesse
ha suscitato, infine, nei ragazzi la multiforme personalità di Danilo Dolci,
autore d'inchieste sociologiche, narratore, poeta, educatore di fama mondiale,
che si è battuto con metodi rivoluzionari nonviolenti per salvare la Terra dagli
abusi degli speculatori e trasformarla con il contributo di ciascuno di noi in
una sola Polis, Creatura di creature. Particolare attenzione hanno manifestato
per l'impegno educativo da lui profuso a livello planetario, che ho cercato di
documentare nei due libri: Danilo Dolci - testimonianze di ieri e di oggi e
Attualità di Danilo Dolci - Omero dei poveri cristi.
Chiedo venia ai lettori,
che comprenderanno certamente le ragioni del mio appassionato dilungarmi su
questi indimenticabili amici, per i quali nutro affetto e gratitudine. Essi sono
stati per me saggi e preziosi consiglieri, come il mitico Mentore per
Ulisse.
Avrei voluto ricordare tante altre persone, che mi hanno arricchito
con la loro frequentazione - il teologo Rocco De Leo, con il quale ho scritto Il
Vangelo oggi; mons. Armando Borrelli, uomo di vasta cultura classica, prodigo di
consigli; Maria e Alberto Grippa, magnanimi con chiunque si trovasse in
difficoltà, che per dodici anni ospitarono fraternamente p. Giacomo Selvi -. Ma
non ho voluto abusare troppo della pazienza del lettore.
Accanto a questi
importanti personaggi occupano un posto speciale, non soltanto per i legami di
sangue, i miei genitori, che mi hanno educato a rispettare la giustizia e tutti
gli altri valori laici e cristiani. Ne sono orgoglioso e mi sento moralmente
debitore verso di loro.
Essendo di tratti naturalmente garbati e distinti, i
compagni di ginnasio e di liceo mi ritenevano figlio di signori possidenti,
pregiudizio che respingevo con fermezza, vantandomi di essere figlio di operai
nullatenenti ma onesti. Se valevo più di loro a scuola, lo dovevo soprattutto ai
principi ereditati dai genitori, che m'inducevano a impegnarmi a fondo nello
studio per ripagarli dei loro sacrifici.
Ciò che per molti parvenus
costituisce causa di frustrazione, per me è stato sempre motivo di orgoglio.
Al mio paese si raccontava di un certo avvocato, che si vergognava a tal
punto del padre contadino da presentarlo ad amici e colleghi come il suo
fattore. Un comportamento degno della nota sceneggiata napoletana. La laurea in
giurisprudenza dell'indegno figlio valeva di gran lunga meno della splendida
zappa del genitore