Prosegue Pigma, la nuova rassegna ospitata nelle sale del Palazzo Civico delle Arti di Agropoli, dedicata alla scultura, allo studio della figura e della materia coordinate all’analisi della dimensione e sviluppate nello spazio. Da domani e fino al 27 aprile sarà possibile visitare "danza degli impossibili abbracci", la mostra di Teresa Citro.Il suo percorso artistico spazia dalla scultura in pietra a quella in legno in maniera valida, autentica e, al contempo, personalissima. Nella lavorazione della pietra, dalla fase della sbozzatura fino alla modellazione, l’artista ha sempre presente la natura caratterizzante del materiale: il cromatismo è affidato al gioco di luci e ombre della materia modellata, mentre la levigatura, spesso appena accennata, rispetta, evidenziandola, la grana dello stesso. Analogo studio è proposto per le sculture in legno ove l’artista usa, sapientemente e in modo espressivo, le qualità intrinseche del materiale, valorizzandone, anche e soprattutto i “limiti” quali nodi, venature e tonalità diverse. Le opere di Teresa Citro rappresentano esattamente ciò che si intende per scultura moderna: uno studio combinato di tradizione figurativa e di innovazione stilistica. Da questo punto di vista l’artista è molto vicina alle soluzioni teoriche ed estetiche presentate da Henry Moore: laddove si interpreti e rappresenti la figura, essa è perfettamente riconoscibile sebbene gli stilemi dell’astrazione ne rinnovino l’immagine, il disegno, le proporzioni. In linea con le ricerche plastiche di tutto il XX secolo, l’artista introduce, nella figurazione scultorea, insieme al concetto di “pieno”, quello di “vuoto”. Grande attenzione è dedicata all’idea di equilibrio, considerato da almeno due punti di vista: quale bilanciamento visivo di linee, ordini e strutture e, soprattutto, concettualmente quale fine imprescindibile di conciliazione, armonia e misura tra “apparenti geometrie”. Il risultato è un’ opera che presenta una squisitezza formale, una compiutezza elegante e pura nella quale le simmetrie di linee e forme risultano assolute nella loro perfetta complementarietà. L’artista ama sposare, nelle sue originali figurazioni, “forme antagoniste” come cerchi e sfere improvvisamente tagliati o associati a linee nette e parallelepipedi rigorosi: la morbidezza della curva e della parabola dialogante con la severità dell’asse e dell’angolo. Meravigliose, nella loro essenzialità, le grandi composizioni svettanti percorse da un’anima curvilinea e terminanti, all’apice, con un ovale o un’ ellisse, una nuda bellezza che palesa se stessa insieme ad arcaici significati e simbolismi di ciclicità, quest’ultima concepita come fine ultimo, dunque termine eterno. Curve e ancora curve, come onde marine nei profili e negli spessori dei materiali lavorati, flutti e fluttuazioni che si stringono nella danza di “abbracci”, nodi, intrecci, vincoli e legami. Le opere di Teresa Citro, slanciate in eleganti altezze, si ritagliano, potenti, spazi nella luce, ma in tale connubio accolgono, altresì, balenii e raggi, nel gioco di incavi e solchi congiunti ai rilievi, giungendo all’unità, accurata e definitiva, dell’espressione artistica contemporanea.