A Laurino, il suo paese, il nome di Don Giovanni Pesce suscitava per tutti, ancora, gratitudine e rispetto. Non solo perché degno rappresentante di una delle casate più storicamente notevoli del Cilento, quella, fra gli altri, del prefetto di Roma Angelo Pesce, ma soprattutto per la storia di una vita onesta, autentica, trascorsa allinsegna di unantica onorabilità, di un modo generoso e gentile dessere un professionista e un padre di famiglia. Medico, dirigente della sanità locale, ex sindaco di Laurino, Giovanni Pesce, scomparso ieri ad Agropoli alle soglie degli 85 anni, è stato un protagonista della nostra terra.
Nasce a Laurino da Francesco Pesce detto Ciccio, poeta dalla penna tenue e toccante, e da Antonella Lillo, che lo lascerà orfano ancora bambino, con le sorelle Ada e Laura e il fratellino Cesare, anchegli prematuramente scomparso. Il cognome che si trova a portare pesa, nel Cilento. Una famiglia signorile molto legata ai reali italiani e proprietaria di ameni latifondi: lo zio Angelo Pesce, il rappresentante più illustre della casata, è primo prefetto dItalia fino alla morte.
Vocazione da medico praticamente da sempre, Giovanni studia alluniversità di Napoli e ultima il corso a Pavia, dove si laurea. Nel 1958 sposa Angela Maria Merola, da chiunque detta Ninì, nipote di Don Carmelo Merola, bellissima come lui. I due avranno sette figli, che diverranno sei quando la primogenita, Antonella, morirà adolescente proprio ad Agropoli in un dramma tuttora vivido nella memoria di chi cera.
Negli anni 70, quando è ancora medico condotto di Giungano, si convince a proporsi come sindaco della sua città natale, Laurino, ed eletto svolge il ruolo con grande impegno pur rimanendo a vivere a Battipaglia, con la famiglia. In quegli anni difficili per la nazione, teatro di scontri ideologici e politici, le intimidazioni che anche lui subisce, con le Brigate Rosse che arrivano a indirizzargli lettere minatorie, lo costringono per un breve periodo a recarsi a Laurino sotto scorta. Rimarrà sindaco per 10 anni, portando a termine due mandati segnati da un ampio consenso e da numerose opere di riqualificazione della città. Intanto la carriera professionale continua a crescere, e dopo essere divenuto medico condotto di Battipaglia, viene nominato ufficiale sanitario di Agropoli.
Sul finire degli anni 80 un riassetto ospedaliero regionale fa mutare poi il quadro della sanità campana, e il Presidente della Regione, nella necessità di assegnare lamministrazione straordinaria allAsl locale, vede in Giovanni Pesce luomo più adatto a guidarla. Diventa così, fino alla pensione, amministratore straordinario di tutto il territorio della cosiddetta Usl 60, comprendente quasi 40 comuni. Un incarico gravoso che svolge in modo riconosciutamente efficiente, tenendosi sempre lontano da logiche di lottizzazione e profitto economico proprie di chi allora come oggi ha visto nella sanità unindustria dei fondi più che un servizio umano.
Negli stessi anni Giovanni e Ninì, trasferitisi definitivamente ad Agropoli, fanno di una vecchia casa colonica di via Carmine Rossi un palazzo dove sistemarsi insieme ai figli. Lì Don Giovanni ha vissuto fino a ieri, tornando saltuariamente a Laurino con la mente sempre gonfia di ricordi. Insieme alla moglie ospitava amici e parenti con fare burbero ma cuore grande, e dal suo posto a capotavola sorvegliava, rimbrottava ed elogiava i figli e i nipoti che sedevano con lui e che assaporavano, forse non del tutto consciamente, il sentimento raro della famiglia di una volta. Questa famiglia che lui ha costruito, adorato, sorretto, e di cui mi onoro di far parte, gli è stata intorno fino allultimo come la sabbia al mare, come una coperta a riscaldare un cuore che proprio non voleva smetterla di amare.
Da nostro nonno abbiamo imparato il senso della generosità disinteressata, dellappartenenza familiare e territoriale, dellumiltà di chi guardava allo stemma nobiliare non come a unarma di arcaica superiorità, ma come un peso etico, responsabilità di onorare una storia, traslare la nobiltà di un nome in una vera nobiltà danimo, che è poi quella che si realizza nellattenzione costante verso il prossimo, sia esso il familiare, il paziente, il cittadino, il vicino. Sapremo essere grati ovunque alla figura che ha rappresentato per noi e per tutti coloro che in lui hanno trovato, sempre, una mano tesa in un mondo di egoismi.
Un uomo colto, perbene, sempre al suo posto e sempre onesto, capace di guadagnarsi il rispetto e la stima di tutti. Elegante e ironico, serio e affettuoso, nelle sue molteplici vesti terremo a mente per la vita cosa significa essere un signore, e scorgeremo sempre il desiderio di essere almeno un po come lui.
Giovanni Landi